martedì 23 novembre 2010

Certi giorni

Certi giorni sono la diretta conseguenza di certe notti.
Certi giorni ti alzi sfatta, come se non avessi dormito per niente... e in effetti non siamo tanto lontani dalla realtà.
Certi giorni ti chiedi come farai ad arrivare a sera.
Certi giorni lei si sveglia storta, sarà nervosa tutto il giorno, piangerà per niente, non riuscirà a stare per più di 10 minuti ferma in un posto, vorrà stare sempre in braccio, non dormirà più di 5 minuti di fila, schiferà tutti i suoi giochi, non ti lascerà neanche mangiare in pace, ti farà passare una delle giornate più terribili della tua vita. E il bello è che non capirai perché.
Certi giorni dopo due settimane di reclusione forzata causa pioggia incessante e maltempo di ogni tipo sarai talmente esaurita che ti costringerai a tirarti fuori casa, con pupa a seguito, negli unici 10 minuti di sole e cielo azzurro che  scorgi dalla finestra e non ti pare vero. Peccato che, tempo di vestirti tu, vestire lei, marsupiarla e uscire, che già ha ripreso a piovere e il cielo è di nuovo inspiegabilmente diventato plumbeo, senza speranze di schiarite all'orizzonte. Camminerai sotto l'ombrello con lei appesa al collo per un'oretta sferzata dal vento, mentre lei si sarà addormentata, quindi deciderai di rientrare. Farai appena in tempo a mettere piede in casa, chiudendoti la porta dietro, che lei sarà di nuovo sveglia e arzilla, infatti per queste cose ha una sorta di radar, e tu sarai sfinita, le spalle indolenzite e i muscoli contratti,  e avresti solo voglia di buttarti nel letto.
Certi giorni potresti avere avuto bisogno di farti lasciare la macchina dal tuo uomo, per andare a sbrigare alcune faccende con pupa, ma il cervello non ti aiuterà, ti ha già abbandonato da tempo per le notti insonni che gli hai fatto passare, e questa impresa te ne darà definitiva conferma.
Andrai a fare benzina perché la macchina è in riserva, e ci mancherebbe altro che dovessi rimanere a piedi, sotto la pioggia e con una pupa isterica legata nell'ovetto, fissato come meglio sei riuscita al sedile. Sarai al distributore e dopo svariati tentativi di erogare benzina nel serbatoio della tua auto senza riuscirvi, un tizio verrà a dirti che il distributore è chiuso a quest'ora, e quindi devi prima effettuare il pagamento perché è attivo solo il self service.
Andrai poi alle poste per pagare alcune bollette e perderai un quarto d'ora cercando di far funzionare la macchina per il pagamento automatico dei bollettini, senza riuscirci. Quindi andrai a fare la fila allo sportello e, giunto il tuo turno, ti lamenterai del guasto con l'impiegata delle poste, la quale, solerte ti accompagnerà alla macchinetta e ti dimostrerà che funziona perfettamente; non era lei ad essere rotta ma tu impedita: come hai fatto a non vedere l'opzione "pagamento bollettini" che avresti dovuto selezionare sullo schermo? E' il tuo cervello che non va.
Ne avrai ulteriore conferma quando andrai a ritirare la macchina al parcheggio coperto delle poste, e rimarrai chiusa al passaggio a livello dell'uscita perché il tuo bigliettino viene rifiutato e intanto dietro di te si è già formata una discreta fila di macchine. E intanto pupa si è messa ad urlare legata male nell'ovetto, e tu allora premerai il pulsante assistenza e arriverà la signorina addetta al parcheggio, che ti spiegherà con tanta pazienza che avresti dovuto prima passare al gabbiotto a pagare il pedaggio per questo il tuo biglietto viene rifiutato dalla macchinetta del passaggio a livello, dopo di che ti aiuterà a pagare l'importo dovuto (2 euro) con la tua carta di credito, che in realtà è solo una posta-pay (e per fortuna che non era proprio del tutto vacante) e finalmente potrai tornartene a casa, esausta da questa semplice commissione, che per te si è trasformata in Mission impossible.
Certi giorni ti sentirai già una vecchia rimbambita che litiga con le apparecchiature elettroniche e come appoggia la testa allo schienale della poltrona si addormenta sul posto, con l'unica differenza che tu non possiedi alcuna poltrona, e nemmeno puoi permetterti di addormentarti, anche se lo faresti volentieri, perché hai una pupa urlante di cui occuparti, da distrarre con 18 giochini diversi, mentre il letto sembra trasformarsi in un campo di battaglia ingombro di corpi: ecco lì l'orsetto soft, il topo-carillon, la palla sonaglio, la palla musicale, il mega elefante di ikea regalato da Amichetta, le ranocchie da bagno, la giostrina con le pecorelle, la capra di pezza, abbandonati in disordine mentre tentavano invano di dare il loro contributo alla causa. Mancherà ancora più di un'ora alla prossima poppata e tu avrai già esaurito da un pezzo le tue risorse e la tua energia fisica e mentale.
Certi giorni i minuti non passano mai e tu pensi solo a come sarebbe bello poter scappare lontano, senza bagagli di pupe e pupazzi, senza urla disperate, senza pensieri, senza obblighi, senza orari di poppate, senza tutine sbavate da lavare, senza culi da pulire, vomiti da asciugare, pannolini da cambiare, senza più battaglie per poter consumare seduta il mio minestrone riscaldato al microonde.
Certi giorni ti chiedi se ce la farai, e ti rispondi no, e pensi che impazzirai prima, e forse daranno al telegiornale la notizia dell'ennesima madre psicopatica che è uscita fuori di zucca e ha fatto fuori la figlioletta perché piangeva troppo.
Certi giorni non hai nemmeno più la forza per ironizzare sulla tua condizione, tutto ti sembra tragico e nero, i tuoi orizzonti irremediabilmente ristretti, la tua situazione senza via di scampo, la tua vita da quattro mesi ridotta ad un susseguirsi di giornate più o meno uguali che non vedi l'ora si concludano, e ti senti tagliata fuori dal mondo.
Certi giorni ti sembra che invece di migliorare si sta peggiorando, e proprio quando credevi di esserne fuori, di avere ormai la situazione sotto controllo, sei costretta ad ammettere che non è così, che lei ti tiene sotto il suo controllo, in ostaggio, a tempo indeterminato.
Certi giorni ti sentirai un mostro per averla lasciata piangere a dirotto nella sdraietta per più di mezz'ora, mentre ti preparavi una parvenza di cena, sfinita dai tre quarti d'ora buttati nel tentativo inutile di farla addormentare che ti hanno procurato solo dolori ai muscoli e tendinite  e un mezzo esaurimento nervoso, reso ora totale da questo ennesimo eccesso di pianto incontrollabile.
Certi giorni vorresti poter tornare indietro, a un tempo più spensierato e allegro, quando dovevi render conto soltanto di te stessa, e organizzare il tuo tempo libero era ancora una questione possibile da prendere in considerazione, la precarietà e la povertà non ti spaventavano più di tanto, perché ti sentivi piena di risorse e libera...

Eppure, malgrado questi giorni, sai che lei è la cosa più bella che tu abbia mai fatto.




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