sabato 8 gennaio 2011

Che belle le feste...ma non ne posso più! (pro e contro della vita nella mia città d'origine)

Cristina Madini, Fillide
E rieccomi qui a pensare alle valigie da fare per la partenza.
Chi mi ha seguito sa quale sofferenza ciò comporti per me.
Ma stavolta ho la nonna che mi fa da supporto, e può tenermi la pupa mentre io faccio mente locale su cosa ho lasciato dove e passo al setaccio i vari angoli della casa a raccattar gallinacei, bavaglini e ciucci.
Poi oggi arriva anche la zia Gunchina, nonché mia sorella, in diretta da Torino, per patrocinare il battesimo della seconda nipote, la cuginetta della mia pupa, ultima solenne sfaticata di queste vacanze natalizie.
 Ma basta lamentarsi, che stare in famiglia ha i suoi lati difficili, ma anche i suoi vantaggi.
Per esempio: c'è la nonna che spupazza la pupa mentre io posso finalmente farmi una doccia in santa pace; ci sono gli zii che la distraggono durante i lunghi terribili minuti che precedono la somministrazione della pappa, quando la mamma è intenta a miscelare biberon di latte in polvere e creme di mais e tapioca; c'è sempre la nonna che cucina, fa la spesa, fa i bucati e si prende cura della casa, e a me non retsa che fare la pensionante.

Sì però, anche questo stare parcheggiati a ricevere visite e vestitini nuovi alla lunga stanca.
E a dirla tutta mi mancano i miei gatti, le mie abitudini, dormire nel mio letto, con il mio materasso nuovo, con Hasuna dentro anche se russa. Mi manca un po', ma senza esagerare, la mia casa scalcinata, le chiacchere con Master, i MIAO-MIAO di Zorro, poter portare la pupa a passeggio in posti diversi dal solito parco dell'Aniene, per lo più frequentato esclusivamente da portatori di cani e qualche raro, solitario podista, i giri in bicicletta con la pupa nel marsupio.

Non mi mancano le due rampe di scale da superare trascinandomi appresso pupa e passeggino, il padrone di casa che si aggira sul nostro terrazzo brandendo minacciosamente trapani e martelli, che utilizzerà immancabilmente non appena la pupa avrà preso sonno e comportandone pertanto il repentino e alquanto incazzoso risveglio, lo stendino perennemente nel corridoio stracarico di vestiti eternamente umidi, dover disfare l'albero di Natale (argh! Quasi me ne ero dimenticata!), dover fare lo slaloom gigante tra le sdraiette e le carrozzine disseminate per casa, dover giocare a tetris ogni volta con le scodelle e il pentolame per riuscire a far stare tutto nei pensili della cucina, dovermi alzare al mattino e scoprire che la temperatura interna della casa non è in fondo di molto superiore a quella esterna.

Ma, mia cara Suster, non si può avere tutto: nella vita occorre fare delle scelte, rinuncaire a qualcosa in virtù di qualcos'altro. Se no, potessi io vivere in un Paese dove ci sia il caldo africano, ma senza la malaria e la miseria, il sole che c'è in Italia, ma senza l'incompetenza e la corruzione della nostra classe politica, l'efficienza scandinava, ma senza la loro depressione, l'onestà tedesca, ma senza crauti, l'aplombe inglese, ma senza regina Elisabetta, la puntualità svizzera, ma senza benefici fiscali per i super ricconi, la fiesta spagnola ma senza eccessi alcolici e risse per strada.

Quindi me ne torno nella mia Pisa, dove la gente per strada sta un pochino più sulle sue, dove costantemente la pupa viene scambiata per un bambino, anche quando è vestita di merletti e fiorellini rosa, dove i marciapiedi non sono proprio pensati per il transito di una carrozzina, alla faccia degli slogan: aboliamo le barriere architettoniche; dove imparai a suo tempo e rimettendoci quasi la vita che se non attraversi sulle strisce nessuno avrà pietà di te; dove vige la regola: se la tua bici dimostra meno di 10 anni ed è in un discreto stato, scordati di lasciarla una notte legata per strada e di ritrovarla il mattino dopo; se invece la tua bici è un catorcio senza freni ha la ruota anteriore tutta storta e le manca il sellino, non pensare di poterla lasciare incustodita e senza catena per mezz'ora, perchè ti fotteranno pure quella.

Qui invece ho riscontrato ogni volta che porto la pupa a spasso, che la gente si avvicina, sorride alla pupa, ci gioca, ti fa i complimenti, attacca bottone, dice: Oh-che-bella-bambina anche se lei sta infilata nel suo scafandro arancione assolutamente poco femminile, e, certo, a volte ti rompi anche un poco di dover dare spago a tutti, soprattutto se, come me, sei un po' orsa e a volte non ti dispiace neppure troppo l'indifferenza dei passanti per strada. Però fa bene all'umore che la gente sia così affabile e magari anche un tantinello troppo attaccabottone. In compenso biciclette non se ne vede una nemmeno ogni 200 macchine. La gente è abituata a prendere l'auto anche per andare a comprare il giornale. Però sta molto più rilassata e in genere non si arrotano i pedoni che osano attraversare la strada fuori dalle strisce pedonali.

Ma insomma, questo è come la vedo io, poi, si sa, ognuno vive i luoghi, le città, in maniera differente e del tutto propria, come scriveva Calvino:
 "La città per chi passa senza entrarci è una, e un'altra per chi ne è preso e non ne esce; una è la città in cui si arriva per la prima volta, e un'altra quella che si lascia per non tornare."

3 commenti:

  1. come ti capisco suster cara...anche qui si sta per rientrare alla base e non vedo l'ora di riavere l'initmità della nostra famiglia nella nostra casa...veramente...non ne posso più di stare in giro come una nomade....un abbraccione grande a te e alla pupa!!!!

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  2. Eh, sì: siamo un po' come la gente di mare...che muore di nostalgia, ma quando torna dopo un giorno muore dalla voglia di andare via...

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