martedì 25 ottobre 2011

Roba da gatti: gatti pesciatini.

Sfrugugliando sfrugugliando nelle cartelle di vecchie foto, son saltate fuori queste pessime, scattate da telefono, testimonianza della nostra preistoria digitale, che però mi han fatto tornare in mente un episodio felino degno di esser raccontato, un incontro molto suggestivo con un luogo incantato del nostro Appennino toscano, uno di quei luoghi che non ti aspetteresti mai di trovare, tu, turista della Toscana da cartolina, tu che associ l'idea di Toscana a dolci declivi collinari, stradine sterrate bordate di cipressi e filari di viti. Ma non te ne voglio fare una colpa.
Del resto neanche io conoscevo di persona Pescia e il suo territorio.
La conoscevo di nome, sì, e mi stava pure un po' sulle palle.
Il motivo è questo: avete mai provato a chiedere informazioni sugli orari dei treni utilizzando il comodo servizio telefonico di Trenitalia? Io sì. Risponde una voce elettronica che vi chiede di pronunciare il nome della città da cui volete partire e poi di quella di arrivo. Un sistema di lettura automatica della voce dovrebbe a quel punto rilevare i due dati e chiedervene conferma. A me succedeva puntualmente che, avendo chiesto informazioni sui treni che coprivano il tratto Roma-Pisa, questa voce inquietante rispondesse: "Treno Formia-Pescia? Sì o no?". Che poi, voglio dire, immagino che non sia di quelle tratte proprio trafficatissime, no?
Non potevo immaginare che un giorno ci sarei andata, in quella famosa Pescia, che stava tanto a cuore alle Ferrovie dello Stato.
Questa Pescia, per chi non la conoscesse, è stata per secoli sede di una delle più importanti cartiere storiche del nostro Paese, e, possiamo azzardarci a dire, d'Europa. Accadde così che la nostra amica Senzanome, che a Pescia aveva fatto uno stage presso l'archivio del Museo dell'antica cartiera, insiste a volerci portare lì, a Pescia, per una gita.
Siamo verso il finire di marzo e il cielo è di un violaceo livido che solo a guardarlo in foto a bassa risoluzione ti mette quel freddo umido nelle ossa che ti stringi tutto nelle spalle e nel collo del maglione rabbrividendo.


Bello, il posto è bello, come negarlo, malgrado il freddo bastardo e il desiderio impellente di acquattarsi a fare pipì inerpicata tra le frasche secche e spinose, desiderio subdolamente e ossessivamente suggerito dall'incessante sussurro sciabordante di una quantità infinitesimale di rigagnoli, cascatelle scroscianti, fiumiciattoli gorgoglianti e torrentelli allegramente sciacquettanti; un mormorio sommesso, liquido e continuo di milioni e milioni di gocce d'acqua danzanti e rotolanti, che rendono vivo e pulsante questo cantuccio di Valdinievole, raccolto intorno alla valle del fiume chiamato, indovinate un po', fiume Pescia.
Erano proprio queste acque a consentire in passato il funzionamento della celebre cartiera, oggi sede del Museo della Carta, al riparo del pittoresco paese di Pietrabuona, che ci fa la cortesia di affacciarsi dal comodo poggio su cui è accoccolato, e di far capolino per una veloce istantanea, svettando tra i verdi cupi della sua cortina boschiva.

Pietrabuona, Svizzera Pesciatina.
E' questo il territorio a cui, in maniera forse un po' buffa, venne attribuito nel '700 il nome di Svizzera Pesciatina, in virtù della somiglianza della sua natura montuosa con quella caratteristica delle montagne care alla piccola Heidi e a suo nonno (scusate: una piccola parentesi nostalgica!)
No, davvero: la Svizzera Pesciatina, a dispetto del nome da presa per i fondelli, è davvero degna di essere visitata... nei mesi caldi! A meno che non siate degli Sherpa esuli e raminghi in perenne ricerca dei rimpianti climi della terra natia. Varrebbe la pena per la verità svolgere l'intero percorso delle dieci "castella" pesciatine che...
Ma torniamo a noi, che già vi starete chiedendo da un pezzo che c'entrano i gatti in tutto questo delirio di Svizzere nostrane.
Torniamo a noi tre girovaghi gitanti in un gelido brumoso pomeriggio di fine marzo tra le montagne della Svizzera Pesciatina.

Raggiungiamo la pittoresca Pietrabuona che rivelasi assolutamente in linea col paesaggio naturale circostante: incantevole, fiabesca, inverosimile... assolutamente deserta, spopolata, desolata, gelida come la pietra muschiosa dei suoi suggestivi archi, che sembrano affacciarti su visuali di secoli remoti, come Mario e Saverio proiettati indietro in un improbabile Evo di passaggio.


Soli, unici esseri viventi nella silenziosa austerità di una natura ancora dormiente, malgrado la primavera sia ormai alle porte.


Oppure no?


Chi sono queste presenze silenziose di cui avvertiamo l'impalpabile immanenza, sull'acciottolato dei viottoli scoscesi? Che ci seguono leggeri e discreti in composta processione bilanciandosi elegantemente in punta di zampa in equilibrio sospeso sull'abisso, disinvolti e insensibili alla vertigine?


Che ci girano intorno accompagnando i nostri passi risuonanti sulle vie vuote, ci seguono e ci precedono, ci mostrano la via, ci propongono percorsi alternativi, scavalcando recinzioni e transitando con scioltezza sulla sommità di paratie e muriccioli, fermandosi ad aspettare, e a volte, spazientiti, lasciandoci indietro e dileguandosi su per impraticabili fuori strada?


Urca! Ci sono! Questo è un paese popolato di soli gatti!
Così ci accolgono, i padroni da casa, con tutti gli onori che le circostanze richiedono, guidandoci lungo il perimetro circolare del paese, fino ad aggirare il versante ombroso del poggio, laddove l'inverno del nostro scontento si farà finalmente gioiosa estate, a questo sole di marzo, che illumina di colore l'intonaco rosa porcello della deliziosa dimora del gatto sciamano, dallo sguardo vitreo e strabico, che non sai mai se ti sta guardando, anche se in questo momento pare intento a fissare il comignolo di quella casa laggiù, e sembra presiedere dal suo scranno, con saggezza, e un po' d'invasamento, a tutti i diverbi e le controversie, i dubbi e gli interrogativi dei gatti suoi affiliati, onorevoli concittadini liberi e autogestiti di questo luogo incantato: Pietrabuona, il paese dei Gatti.


Roba da gatti, la rubrica del martedì.
Chi volesse contribuire inserisca pure il suo link.


8 commenti:

  1. Premetto che io sarei allergica al pelo dei gatti, ma ogni volta che ne vedo uno non posso fare a meno di dargli una allisciata (ovvero una carezza a due mani che parte dai baffi fino ad arrivare all'altra estremità del gatto) ripetuta più volte :D poi dopo un po' partono gli starnuti ..ma cmq mi sento soddisfatta. Questi gatti che hai fotografato mi hanno appunto suscitato la voglia di allisciarli ^-^ ahuhuauhah cmq..la prima foto mi piace assai..quei rami fitti e il colore del cielo *-* Suster vorrei consigliarti una macchina fotografica digitale che trovo ottima (sopratutto perchè costa sulle 100 Euro) e io ho fatto molte delle mie foto con quella (nel blog le metto tranquillamente a fianco a quelle della reflex e nessuno se ne accorge, quindi direi che funziona bene). Non è mia quindi appena so che modello è te lo scrivo. Dovresti insistere nella strada della fotografia :)e se in futuro ti vogliono fare un regalo puoi segnalarla ;)

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  2. Conosco bene Pescia, è una chicca.
    Buona giornata Suster!

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  3. Questo mio commento è un tripudio di parentesi, ma anche un tripudio di parentesi che si aprono e non si chiudono più, o si chiudono più volte! o.o
    clap clap a me.

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  4. Sublime post!!! Come sempre... Sei un'artista nel raccontare i posti che visiti... E poi se ci sono i gatti, che te lo dico a fare??!!!
    Bravissima!!!!!

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  5. Un viaggio gattescamente emotivo ;-)

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  6. Posticipo anch'io. Oggi ho avuto un'altra priorità
    http://lacasadellenuvolegialle.blogspot.com/2011/10/non-esistono-piu-i-grazie-di-una-volta.html
    Mi metto in pari, domani o dopo al massimo. A roba da gatti non voglio mancare!

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  7. Cara Mel, non è che Suster non voglia insistere. A insistere insiste, ma non si illude certo di poter professionalizzare questa passione. Non ora non così. Ma grazie per la dritta sulla macchina, se me la darai. In effetti avrei proprio desiderio di poter disporre di una buona macchina.

    @Nuvole: le priorità sono sacrosante!

    @Owl: i due proverbiali piccioni con una fava! ;)

    @Emily, Robin: grazie! Sublime? ohimè! Beh, questa era una situazione assurda e surreale, il connubio tra gatti e posto ha fatto il resto. Io sono solo il vettore di questi due poli.

    @Mafalda: spero allora di non aver sparato cazzate toponomastiche o di altro genere!

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