giovedì 22 dicembre 2011

Cronache dalla lavanderia.


Non lo avrei creduto. Andare a fare il bucato in lavanderia non è poi così male.
Mi ci potrei abituare, di più: affezionare.

Non fosse per qualche contrattempo imponderabile.
Il tipo cingalese in mutande che ha messo nel carico anche i pantaloni che aveva indosso e aspetta che ora finisca il ciclo dell'asciugatrice. E tu allora vai  a farti un giro, e poi ripassi, tanto per non metterlo in imbarazzo, o per non metterti in imbarazzo, che è strano in effetti trovarti in un ambiente chiuso in compagnia di un estraneo in mutande per un tempo piuttosto prolungato senza avere apparentemente nulla da fare che constatare l'imbarazzo della situazione.

In genere parto col bustone nel portapacchi della bici già quando porto la pupa al nido, per ottimizzare. Così oscilliamo sotto il peso del carico paurosamente a ogni spostamento d'aria causato da un'auto che passa superandoci un po' troppo da vicino.
Mollo lei e porto il bucato, che a quell'ora in genere non trovo il titolare in loco, ed è meglio, come direbbe Quattrocchi, così avvio il ciclo e me la squaglio. In caso contrario il brav'uomo, un vichingo di un metro e novanta dalla folta barba fulva, mi intratterrà per una buona mezz'ora ad illustrarmi i vantaggi di un buon candeggio, e allolra tanto vale aspettare che il ciclo si concluda e arrivederci.
Peccato che ogni volta che tento la toccata e fuga incorro in una o in una serie delle seguenti situazioni in combinazione varia tra loro:
A- mancanza di monete sufficienti ad azionare le macchine, nella scomoda necessità di spicciolare una banconota da 50, che ovviamente il bar accanto non vorrà cambiarmi, perchè siamo appena a inizio mattinata e loro necessitano resti;
B- il distributore di detersivo monodose non eroga la dose di detersivo come dovrebbe, e io, ovviamente, non me lo sono portata da casa;
C- la macchina è carica, la moneta è disponibile, il programma viene impostato, ma... sbaglio a selezionare il numero della mia lavatrice e così mi tocca spostare il carico in quella vicina, e soprattutto travasare il detersivo (liquido, ovvio) dall'uno all'altro cestello, perchè non ho modo di procurarmene dell'altro al momento, assammarando tutto il pavimento e le mani;
D- ovviamente non ho con me fazzoletti per rimediare all'inguacchio;
E- ovviamente il lavandaio si fa vivo proprio mentre mi trovo in tale penosa situazione, con i panni mezzi di qua e mezzi di là, mutande sparse in giro, e le mani grondanti marsiglia liquido (scusi non è che avrebbe uno straccio per pulirmi?)

Fortuna che i miei lavandai sono persone gentili e comprensive.
Non li mollo manco per sogno.
Peccato che il socio del vichingo sia un tantino marpione, e la cosa mi mette in un certo imbarazzo: non sostengo i complimenti marpioni, io, entro in confusione e finisco a fare la figura della fessa.
Per questo a volte corro ai ripari portandomi dietro la pupa.
Lui è rimasto un po' interdetto:
- Sei una mamma molto giovane!
- Insomma, mica tanto.
Faccio io, screditandomi, ma evito da aggiungere altro.
- Proprio una bella mamma, se è lecito.
- Insomma, mica tanto. (Cavolo, credo di averla già usata questa frase!)
Altre volte tenta l'approccio amichevole.
- Posso chiederti come ti chiami, se è lecito? (Questo chiede sempre se è lecito, ossessionato dalla legalità) Io sono Antonello.
E che fai, non glie lo dici? Ma perché se lo sta segnando sul cellulare? Nel frattempo me la squaglio.

Se andiamo in serata, è facile che ci troviamo altri clienti, e una gran pozza d'acqua sul pavimento. La pupa si gasa molto, a fare cic-ciac con le scarpe nella pozza, poi a sorprendere i panni che girano negli oblò altrui, e corre corre corre.
- Pupa, fai piano che scivol...
Non faccio in tempo a finire la frase che ho una pupa stesa in terra e urlante nel bagnaticcio del pavimento, e una montagna di panni da ripiegare, occhi disapprovanti che mi sbirciano di sguincio, mentre attendono la fine dei loro cicli.

E poi c'è la signora ecuadoregna che se la becchi è la fine, perchè ti terrà ore e ore a raccontarti lacrimevole la sua storia di sfighe terribili, figli lontani, compagni stronzi e sfruttatori, una vita di duro lavoro e pochi soldi, e insomma, non è che tu non la voglia stare ad ascoltare, ma proprio non ce la fai, oggi, ad affrontare anche lei, e allora ti divincoli e scappi, nel buio della fredda serata, col tuo bustone di panni umidicci da stendere in terrazza, e ti dici: chi l'avrebbe mai detto che qui dentro c'era tutto un mondo a sé?
Quasi quasi mi tengo la lavatrice rotta...
...
   ... Naaaaaaaaaaaa!!!

8 commenti:

  1. Naaaaaaaaaaaa !!!!!
    C'ho provato una volta coi copridivani...
    ma che stresssssssss !

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  2. Mmmm quando un marpione ti fa un complimento, non rispondere con: insomma... Altrimenti si sente in dovere di continuare a marpionare! :-))))))

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  3. Io vado minimo una volta a settimana ad asciugare due lavatrici, perchè in casa non ho spazio x stenderli.. Ti giuro, non mi è mai capitato PER FORTUNA il tizio in mutande...
    Io per evitare incontri lascio i panni nell'asciugatrice e scappo. Se qualcuno prova a intrattenermi ho la scusa della macchina con le 4 frecce... e scappo

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  4. Ahahahha il cingalese a quanto pare non ha il fisico di Nick Kamen eh? O forse quella pubblicità non la ricordi perché sei più giovane :D... Comunque mi hai fatto ricordare una volta all'Abetone dopo aver scarpinato sul Libro Aperto e aver preso taaaaanta acqua (mai fatto trekking se non in condizioni climatiche estreme) che io e il Rettile, mio compagno di vita e d'avventure dell'epoca, ci siamo ignudati in una minilavanderia a gettoni e siamo stati lì come due pinocchietti umidi ad aspettare che l'asciugatrice ci restituisse i panni ahhahaahahha

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  5. EHheheh Ladoratrice mi ha fregato la battuta XD
    Che poi lì c'era tanto di musica e spogliarello... no non credo avrei retto l'imbarazzo neanche con Nick kamen! Per quanto una sbirciatina...

    Mi piace questo microclima lavandereccio che racconti!

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  6. @tri: io ho cominciato con l'involucro esterno del materasso (sì, insomma, come si chiama?), ammuffito perchè lo tenefamo in terra (senza pancali, Ladò!), e da lì è stato amore: non sono più uscita dal tunnel. Io lo trovo estremamente comodo. I cestelli sono capienti e c'entrano il doppio dei panni che a casa, e poi escono puliti e profumati, che non è poco, in poco tempo e poca spesa, e soprattutto strizzati a dovere, che per me è un lusso!

    @Eu: grazie Eu, ogni consiglio è ben accetto. Non sono brava coi marpioni. Sono un disastro a destreggiarmi con l'altro sesso! allora, cosa si risponde in questi casi, per scoraggiare e uscirne con eleganza? (E senza dover cambiare lavanderia?)

    @Gioia: 'Azz! Io ho la bici parcheggiata sul marciapiede. Dici che come scusa regge?

    @Ladò: ah, ecco! Anche tu sei un'esibizionista da lavanderia a gettoni! Il mio cingalese era secco secco, niente da guardare, e comunque, forse non mi sarei avventurata nemmeno con (inserire figo random del piccolo-grande schermo) in mutande. Dotata di scarsissimo spirito di intraprendenza con l'altro sesso. (vedi risposta a marpione)

    @Owl: ecco, appunto, io come te. Un microclima di sapore domestico ma esotico. Piace, incuriosisce, per ora, ma chissà che alla lunga non stufi...

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  7. Grande Suster :D
    Però dai, fa sempre piacere suscitare l'interesse altrui.

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  8. Sì, certo. Un piccolo rincalzo alla tua autostima, se non altro...

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