lunedì 14 gennaio 2013

La bambina che è in me.


Sto diventando noiosa, lo riconosco.
No, ma lo riconosco, eh. Riconoscetemi almeno l'onestà autocritica.
Noiosa e monotematica.
E dire che ho una mezza dozzina di interessanti (mah!) post sugli argomenti più disparati, e invece mi sto fossilizzando nel mio ruolo di genitrice e generatrice.
E' che ogni tanto me ne dimentico, o almeno potrebbe sembrare che sia così, ma in fondo in fondo, nel profondo più intimo di me, si cela il cuore di una bambina.
Già, già: nessuno di noi dovrebbe dimenticarsi del bambino che fu, e che in fondo continua a d essere, seppure trasmutato in versione adulta, ma in me si cela un'altra bambina, che non sono io, e nemmeno una parte di me, e nemmeno il residuo di ciò che fui.
Questa bambina sento che la sto trascurando un po' troppo, e un po' già mi sento un pochino in colpa, pure.
Mi manca la fantasia visiva, immaginativa, iconica: io proprio non ci riesco a visualizzarmela nella mente come molte affermano di riuscire a fare. E che è, ci vedono a raggi x? Io a dire la verità continuo a capirci poco pure di fronte allo schermo dell'ecografista. Diciamo che fingo, così, per non prolungare la patetica scena:
- Vede? Qui c'è il naso, con il labbro superiore. Nessuna anomalia (l'assistente annota). Vede le orbite oculari?
- Mh... sì.
- Qui c'è lo stomaco.... Ed ecco i piedini.
- Ooooh! I piedini!(Qualche esclamazione ogni tanto ci vuole, o crederà che io sia una madre proprio insensibile alla naturale commozione materna).
Anche a questa qui piace piazzarmeli nelle costole, come alla sorella, a quanto pare. Da rimanerci senza fiato (e non certo per la commozione).
Ma, devo dirvelo in tutta fiducia, sì va be', non ci ho capito una mazza dell'ultima eco; sì, è vero, sapere che il femore misuri 5 cm non mi significa gran che; e, sì, continuo a fare un po' di confusione tra la distanza biparietale e la circonferenza cranica (basta che non sia troppo piccola, né troppo grande, a me va bene), ma lei sta facendo un ottimo lavoro lì dentro, malgrado il mio categorico assenteismo emotivo, malgrado la mia cronica distrazione e il mio ostinato rifiutarmi di prenderla ancora in considerazione come individuo.
La cosa mi ha fatto una strana tenerezza.
Lei c'è, e sta facendo tutto (quasi) da sola, che io sia pronta o no.

Che tu sia pronta o no, cara madre, pare dirmi, io vado avanti, eh! Sono in posizione di lancio, mi sono voltata a testa in giù (me n'ero accorta comunque, c'ho le costole sensibili io), ho rispettato tutti i parametri di crescita, confermo la data precedentemente stabilita assieme, sono puntuale io, non arrivare all'ultimo impreparata, non dirmi che non ho rispettato gli accordi, non farmi sentire l'ospite incomodo che arriva in anticipo sulla tabella di marcia quando ancora stai affettando le cipolle per il sugo e non hai finito di asciugarti i capelli, prepara un posticino nel tuo cuore anche per me.
Tua figlia ci sta riuscendo meglio di te, ti rendi conto? E ha appena due anni (e mezzo, Noemma, due anni e mezzo).
E soprattutto, trovami un nome, te ne prego, io HO BISOGNO di un nome.
Ho bisogno che mi venga riconosciuta una mia identità. Ho bisogno che tu mi mandi nel mondo accompagnandomi con un augurio, attribuendo un significato al mio esistere, associando alla mia persona una tua volontà di fare di me qualcuno che è nei tuoi pensieri, di lasciarmi qualcosa di tuo, anche, che mai sarà scindibile dall'idea che ho di me stessa.
Sei piccola, Noemma, ma già la sai lunga. Hai ragione, non mi sto comportando bene con te.
E' che la vita... le persona a volte...
Oh, ti prego, risparmiami la predica per quando sarò un'adolescente recalcitrante e rinfacciona. Io non pretendo niente di astruso, sai?
Hai ragione, Noemma... volevo solo dirti: io in realtà un nome ce l'ho già per te. Lo tengo custodito ben bene nei miei pensieri, non ho voglia di mostrarlo nemmeno a tuo padre, per paura che me lo possa rovinare, con un commento, un'alzata di spalle, un aggrottamento di fronte. Lo tengo nascosto come tengo te, lontana dai commenti, dalle ingerenze altrui, dai secondo me, dai no-ti-prego, da domande e giudizi. Perché in realtà stavolta me la voglio giocare io.
Vorrei che tu fossi mia già da subito, vorrei lasciare tutto il resto del mondo un po' di lato, ad aspettarci, senza azzardarsi a metter bocca, senza insegnarmi come si fa a non farti piangere, quante volte al giorno devi mangiare, come è meglio che io ti tenga, quali scelte siano le più giuste per te, come il tuo nome dovrà suonare all'orecchio di chi non ti conosce, di chi non ti ha atteso, di chi non ha pensato disperatamente ad un futuro migliore per te, di chi non ha pianto a volte in silenzio al pensiero di non riuscire ad amarti a sufficienza.
Mi sei piaciuta, oggi sul monitor.
Ma smetti di darmi pedate sulle costole?

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