venerdì 25 gennaio 2013

Libri di pupa: Nel paese delle pulcette.

Durante le festività natalizie avrei voluto postare qualcuna delle nostre new-entry in fatto di librini. Purtroppo tra spostamenti con conseguente abbandono di biblioteca casalinga e scombussolamento delle abitudini consuete, non ho dedicato al blog il tempo necessario per poter tenere fede al proposito.
E' che segnalare un libro per bambini sotto Natale avrebbe avuto un senso: regalare un libro a un bambino può essere una soluzione molto bella e gradita, piuttosto che l'ennesimo abitino per le occasioni speciali o l'ennesimo peluche...
A questo proposito vorrei segnalare questo gustoso post, di qualche tempo fa di Topipittori:

(E se non vi bastassero eccovene altre 20, stilate da La scuola in soffitta).

I libri sono in assoluto i regali che Mimi (alias la pupa, ma si è deciso di abbandonare gradualmente questo nick piuttosto ambiguo in vista dell'arrivo della new pupa) gradisce di più ricevere, e non credo che si tratti di un mio merito, anche se a volte mi viene pure la tentazione di arrogarmene un qualche vanto.

No, è che lei ha già capito tutto, dei libri: lei i libri li assapora, li ascolta, li osserva, li impara, li fa suoi, se ne appropria, li vive, li rievoca nel corso della giornata, li recita a memoria, li cita a proposito e all'occasione, diventa amica e complice dei personaggi, ci parla, ci si identifica, trae conclusioni e massime di vita.
Così rimango stupita quando dimostra di saper afferrare alla perfezione il senso e il messaggio impliciti (o abbastanza espliciti) in una storia che sia più di una semplice narrazione di fatti elementari, come era fino a qualche tempo fa, quando si accontentava di un Giulio Coniglio o di una Pimpa... senza nulla togliere all'uno e all'altra, che considero ancora un valido approccio alla lettura per i piccolissimi, è che ora vorrei proiettarla su orizzonti un pochino più articolati, e mi piace trovare libri che riescono a veicolare in maniera semplice e chiara anche contenuti di un certo spessore.

Così oggi volevo presentare questo libretto, davvero molto ben fatto, sotto ogni punto di vista, anche se immagino sia stato segnalato in passato già da altri. Ma pazienza: dirò la mia.

Titolo: Nel Paese delle pulcette.

Autore-illustratore: Beatrice Alemagna

Editore: Phaidon

Età: dai 2 anni.

Voto: 9.

I libri di Beatrice Alemagna sono dei piccoli gioielli di perizia grafica, di creatività e originalità.
Quello che salta subito agli occhi in questo libro è l'attenzione per l'aspetto materico dell'illustrazione: le immagini sono realizzate in lana cotta e inserti cuciti su panno di feltro, quali bottoni, merletti, paillettes... La scelta di questa tecnica così originale già di per sé impreziosisce questo libro, dando l'impressione a chi lo sfoglia da avere tra le mani un prodotto artigianale, frutto di grande impegno e pratica manuale, oltre che di inventiva e lavoro di testa.
Penso che l'accento posto sulla materia, sull'aspetto fattuale dell'immagine vista come oggetto concreto, stimoli molto i bambini dal punto di vista creativo e immaginativo.
Come dire: un invito a vedere le molteplici possibilità del mondo reale, a sperimentale con i materiali, a guardare oltre la carta stampata.
Roba che poi ai bambini riesce benissimo, anche senza ulteriori incentivi: loro riescono a vedere il profilo di un drago in una crepa su un muro, tartarughe sui tetti delle case e pesciolini dentro le pozzanghere per strada. Per questo penso che l'immagine non perfettamente rifinita, che rimane quindi un po' allusiva, nel vago dell'interpretazione, offra ai loro occhi una grande potenzialità di particolari da aggiungere e inventare.
Detto questo devo anche aggiungere che, acanto ad alcune pagine illustrate in maniera molto astratta e schematica, una volta entrati nel vivo della storia, l'autrice arriva ad un livello di caratterizzazione e cura dei particolari estreme, tanto da stupirti per come riesca a rendere irresistibilmente espressivi e "vivi" i suoi personaggi, le simpaticissime pulcette, alle prese con profondi dilemmi esistenziali.

Ecco, per farvi capire, qualche esempio di questo formidabile campionario espressivo (personaggi, poi, tutt'altro che bidimensionali, a dispetto della tecnica, che poteva comportare un generale appiattimento dei volumi):







La storia è molto semplice, ma a mio modesto parere estremamente azzeccata nella scelta del messaggio ed efficacie nella maniera di trasmetterlo e svolgerlo, acuta nel richiamare i modi comunicativi proprio dell'infanzia, i conflitti d'identità, i primi incontri e scontri tra il proprio mondo e quello degli altri.
Banalmente potremmo dire che il tema di base è la diversità di tutti gli individui: le pulcette si incontrano tutte insieme per la prima volta (malgrado da anni convivano tutte nello stesso materasso, però ciascuna rinchiusa nel proprio buchino) in occasione del compleanno della pulcetta grassa, ed è proprio la pulcetta grassa a rimanere per prima sconcertata e contrariata dallo scoprire che le altre pulcette non sono affatto, come lei si aspettava, tutte simili a lei (bianche e grasse), ma sfoggiano una varietà di colori e forme fino ad allora per lei inimmaginabili, e pretende quindi di avere spiegazioni dalle sue ospiti.
Parte una serie di interrogazioni a catena che finisce sul coinvolgere tutte le presenti: "perché tu sei così?", domanda di fronte alla quale le pulcette interrogate si troveranno nell'imbarazzo del non saper rispondere, se non girando a loro volta la scomoda domanda alla prima malcapitata che avranno tiro.

La risposta in realtà è molto semplice, anche se non sempre le risposte più semplici sono quelle più a portata di mano, quando si tratta di dover giustificare in prima persona il dato di fatto di una propria "inadeguatezza" di fronte a un "altro" diverso.
"Io sono così perché è così che sono nato. Non l'ho scelto, non posso farci niente".
Per le pulcette si tratta di una vera rivelazione, e più: di un vero e proprio sospiro di sollievo, perché pone fine a tensioni e incomprensioni.
In fondo tutti noi abbiamo almeno un motivo per sentirci dei diversi: credo che in fin dei conti il vero tema del libro non sia tanto la necessità di accettare il diverso da sé, quanto quella di accettare se stessi, la presa di coscienza di una propria identità, unica e irripetibile, che magari ci impone delle prese di posizione per difenderla da attacchi e chiusure altrui, ma che è proprio ciò che fa di noi degli individui, sin dal momento in cui veniamo al mondo.
Il fatto poi che questi temi siano affrontati in maniera chiara, semplice e divertente non può che andare a merito dell'autrice.


Un'ultima parola sulla veste tipografica: formato e qualità della carta (cartoncino spesso ruvido, che a me ricorda quello dei miei album di educazione artistica a scuola) sono eccellenti, ed accentuano quel senso di matericità tangibile, che ti fa quasi avvertire sotto ai polpastrelli la consistenza morbida e infeltrita della lana, l'incongruità superficiale della stoffa, il rilievo delle cuciture.

Insomma: promosso a pieni voti, tanto che stavo pensando se fosse il caso di procurarci il secondo e il terzo capitolo (a scorrere le anteprime già mi sono innamorata)...

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