mercoledì 20 febbraio 2013

Un rapporto difficile. Ovvero: utile guida per muoversi all'interno di un ospedale.



Io non ho un ottimissimo rapporto con gli ospedali, e soffro quando non posso fare a meno di recarmici, come per esempio ora, che devo fare tutte le analisi di screening della gravidanza.

E' che con gli ospedali ho un pessimo rapporto. Proprio.
Il primo problema è di ordine topografico.
Gli edifici degli ospedali non rimangono mai al loro posto. Tu vai a cercare l'edificio 8, ti dicono, ti ricordi perfettamente dov'era, ci sei stato la scorsa settimana, era proprio lì, accanto a quello verdino, dietro l'angolo, ma... lui si è spostato: non c'è più.

Gli edifici degli ospedali cambiano di posto per farti ammattire.

Le indicazioni con i numeri degli edifici, poi, hanno la facoltà inspiegabile di rendersi invisibili almeno finché non decidi di chiedere informazioni a qualcuno di passaggio. Allora ecco che si materializzano a meno di mezzo metro dal tuo naso, facendoti fare la figura dell'idiota: "Ah, era lì! Toh! Non l'avevo proprio vista, la freccia!"

E sappiate che i numeri degli edifici NON seguono MAI un ordine numerico lineare! No, sarebbe troppo semplice, eccheccavolo! Vuoi mettere il divertimento di azzeccare la sequenza random? Tipo 20-13-8-2-5-18, area viola. Chiaro no?

Poi: raramente l'entrata principale di un edificio è quella da cui si deve e si può entrare.
Il più delle volte ti faranno cenno da dentro, mentre tu lotti disperatamente con la porta a vetri che resiste a ogni tuo strattonamento, esasperando una mimica facciale da sordomuti, di fare il giro dell'edificio (se nel frattempo non ti si sposta) ed entrare dall'uscita secondaria, quella che si passa sotto a un'impalcatura, tra i calcinacci, sollevando una spessa tenda di plastica imbrattata di vernice, perché stanno rifacendo gli impianti, poi attraverso un dedalo di corridoi fino alla reception, dove ovviamente non c'è nessuno a cui chiedere, dove, quando, perché sei lì.
E finalmente trovi un inserviente gentile che appoggia lo spazzolone e ti dice: "Ah, ma lei deve fare prima l'accettazione! Deve andare all'edificio 15! Guardi, è facilissimo: passa vicino a quell'edificio azzurro, poi gira a destra e si trova a neurologia". Perfetto! Perché naturalmente l'accettazione di cardiologia è a neurologia. Uhm...
Non ci arrivo, non fa per me. Mi pare un videogioco di ruolo dove ogni ostacolo aggirato te ne propone altri a catena.
Ma poi esci e... l'edificio azzurro è scomparso. Com'è possibile? Dove si è cacciato?

Forse c'è un'altra spiegazione alternativa all'idea che gli edifici degli ospedali se ne vadano a spasso per il giardino e si scambino di posto per divertirsi a farti saltare i nervi, ed è questa: c'è qualcuno che cambia in continuazione i loro connotati per renderli irriconoscibili.
Là dove c'era una facciata intonacata di giallo, ora c'è un severo edificio di pietra a bugnato.
Là dove si entrava da una scalinata alta che dava su un ampio portico, ora c'è un piccolo ingresso seminterrato.

E comunque a fare stu cazz' di ECG tu ci sei venuta meno di due settimane fa, ad accompagnare il tuo lui, e a lui l'accettazione non glie l'han fatta fare, te lo ricordi benissimo: a lui l'esame l'han fatto così, su due piedi. E che è? Ogni giorno si adotta una procedura diversa? Chiedi e ti dicono: "Ah! Due settimane fa!" manco si trattasse di un'era geologica fa "No, adesso si fa l'accettazione a neurologia (ovvio, no?), poi si viene con la preospedalizzazione fatta all'ambulatorio". Preospedalizza... Che? Ma io mica mi devo ricoverare! E scopri che questa preospetc.etc. anche se suona male non è una cosa terrificante, ma solo roba burocratica, a cui a mio dire, avrebbero fatto meglio a dare un nome come minimo più breve...

Chi, dopo tutto questo, arriva pure a farsi fare gli esami che doveva, avrà perso intanto mezza mattinata, e gli risponderanno che per i referti dovrà tornare un altro giorno, perché ormai è tardi, e il medico è andato a lezione.
Ospedali universitari... ci mancava solo questa!

Ora io a ritirare i referti ci torno, sia chiaro: ma voglio proprio vedere dove sarà andato a finire nel frattempo l'edificio 20!

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