mercoledì 4 settembre 2013

Il Parco di Pinocchio a Collodi: dentro la fiaba.

Era da tempo che volevo farlo, non stavo nella pelle...
Ho approfittato della nostra vacanza Km 0 (eccheppalle! Guarda che abbiamo capito, eh! Brava, che vuoi che ti diciamo? Ok, ve bene, non lo dico più), per mettere in atto il mio ossessivo proposito...
Volete saperlo? E' stata una figata!
Cioè: è stata una favola, che è più appropriato. Anzi, meglio: una fiaba.





Abbiamo portato le bimbe al Parco di Pinocchio a Collodi.
C'è da dire che è stato un gran successo. Ah, l'avevo già detto?
Allora, permettetemi di illustrarvi e recensirvi qui il bellissimo parco, che raccomando vivamente di visitare a quanti si trovino in vacanza nella meravigliosa regione Toscana, e abbiano bambini, piccoli o grandi, da intrattenere, divertire e far sognare.
Il parco si trova in prossimità del paese di Collodi, nelle vicinanze di Pescia (PT), luogo di nascita del padre di Pinocchio (no, non Geppetto, l'altro. Intendo l'autore), che in altri tempi visitai e di cui serbo un ricordo vivido: i vicoli, gli scorci, teatro di numerosi shot fotografici da parte di mio padre, vicoli che stavolta ci siamo risparmiati di percorrere, perché oberati dal peso di una prole probabilmente poco interessata al risvolto paesistico, per quanto pittoresco esso potesse essere, della faccenda.
E comunque il consiglio è di passarci, a Collodi paese, ché ne vale la pena.
Ma per quanti abbiano urgenti necessità ludiche da espletare, il Parco di Pinocchio è adatto a tutte le età, più o meno a tutti i portafogli e a tutte le estrazioni sociali.
Non mi dilungo oltre su orari e biglietti, perché trovate tutte le informazioni qui, alla pagina del sito.
Sappiate solo che, malgrado il costo del biglietto intero sia consistente, a mio parere è ampiamente giustificato e ricompensato dal fatto che riuscirete a trascorrere un pomeriggio piacevole per tutta la famiglia, senza contare che i bambini al di sotto dei tre anni non pagano l'ingresso (ma sì le giostrine e gli altri laboratori-gioco, che comunque noi non abbiamo fatto, perché davvero il giro completo del parco è già di per sé impegnativo, e non ne abbiamo avvertito la necessità, dei laboratori-gioco).

Il museo di Pinocchio.



Si entra al parco passando per il museo di Pinocchio, dove è esposta una serie di manufatti artistici ispirati ai personaggi o ad episodi della storia.
Inizio soft, ottimo per prepararsi alla climax di emozioni che una certa bambina di tre anni sta per attraversare, una volta dentro il parco.
Sarà che Mimi è un soggetto altamente idoneo a questo tipo di viaggi della fantasia, sarà che Pinocchio è una delle fiabe che più abbiamo amato, la prima, il primo personaggio in cui lei si sia identificata, sarà che devo averle fatto una testa così con questo Pinocchio, perché anche io amo particolarmente questa fiaba nostrana e devo averle in qualche modo trasmesso il mio entusiasmo nel recarci lì. Fatto sta che raramente l'ho vista più raggiante di così.
Una ridondanza così ricca e varia di Pinocchi tutti insieme, nelle più disparate forme e tecniche, materiali e guise, non l'aveva mai vista prima, ed era assai interessata anche agli altri personaggi presenti, di tutti mi chiedeva ragione, anche di quelli mai conosciuti prima (vedi pescatore verde), cosa che mi ha messo anche in un certo imbarazzo perché, ora ve lo confesso una volta per tutte, per la verità la sottoscritta il libro vero di Pinocchio non l'ha mai letto dal principio alla fine, e per quanto io abbia un vago ricordo delle numerose avventure che il burattino vive nel testo originale, non sempre riuscivo a rispondere esaurientemente alla domanda fatidica: "Me la lacconti la stolia di Pinocchio e... (il pescatore verde/gli assassini/la lumaca..)".
Ma andiamo avanti.

Il piccolo teatro dei burattini.

Prima attrazione che si incontra seguendo il percorso indicato sulla mappa che viene distribuita all'ingresso.
Gli orari degli spettacoli non mi pare siano indicati da nessuna parte ad eccezione di un cartello affisso, per l'appunto, nei pressi del teatrino, e se ben ricordo, l'ultimo spettacolo iniziava alle 15.00.
Ad ogni modo noi saremo arrivati intorno alle tre e mezza del pomeriggio e lo spettacolo era già bello che terminato. Non so dirvi se ci siamo persi una gran cosa, ma per chi fosse interessato ad assistervi, il consiglio è di arrivare per tempo.
A noi comunque sono bastate, per arrivare all'apice dell'entusiasmo, le due sagome di Pinocchio e della fata, con cui fotografarci... Ci accontentiamo di poco!

Area gioco (giochi in legno di Geppetto).

Prima di accedere al percorso vero e proprio, c'è una piccola area dedicata al gioco (vogliamo chiamarla playground? E va bene, anche se personalmente il termine mi sta un po' sulle palle, come tutti quelli ingiustificatamente presi a prestito dai Paesi anglofoni).
Comunque, giochi così fighi non ne avevo mai visti prima.
Mimi si è molto divertita a scarrucolare su e giù... e anche io, lo ammetto!




Suggeriamo di attraversare quest'area all'inizio del tour, come abbiamo fatto noi, intanto perché, come abbiamo potuto constatare, vi è una consistente maggior affluenza di visitatori nel tardo pomeriggio, cosa che renderebbe faticoso e lungo l'accesso ai giochi in legno, che già mi immagino affollati di bambini di tutte le età a spintonarsi per chi deve salire prima, poi perché dopo il gioco Mimi si è predisposta con spirito più gaio al proseguimento della visita, nell'impazienza di scoprire quali altre meraviglie e divertimenti vi si potessero celare.

Il percorso.



Si parte da qui. Una bambina passa attraverso un varco nel muro, e come una novella Alice, fa il suo ingresso nel Paese delle Meraviglie...

La piazzetta dei mosaici.


Mimi è rimasta senza fiato, ed io, che misuro la riuscita o la non riuscita delle nostre iniziative sul metro del suo entusiasmo, mi sono detta che probabilmente la sua età è quella giusta per apprezzare al massimo le meraviglie di questo luogo: non troppo piccola da non cogliere appieno il fatto che siano luoghi stra-ordinari (al di fuori dall'ordinario), non troppo grande da non lasciarsene incantare.
Sulle pareti di questa piazzetta quadrangolare sono illustrati gli episodi più salienti della storia, da Mangiafuoco al pescecane, in maniera che tu, visitatore, ti ci trovi praticamente dentro, e li puoi agevolmente scorrere con lo sguardo percorrendo il suo perimetro.


Mimi non ha capito che i mosaici hanno questa caratteristica, che disvelano allo sguardo il loro disegno solo se li si guarda dalla giusta distanza...


Che dire. Una meraviglia. Qualsiasi altro commento risulterebbe superfluo. E vederli dal vivo è diverso dal vederli in fotografia. Per quanto, li avrei fotografati tutti, scena per scena, ché erano troppo sfiziosi, divertenti, espressivi, ironici, e credo persino di averlo fatto. Accontentatevi di questo collage in anteprima.

Il sentiero nel giardino.

Da qui in poi si snoda il sentiero serpentino che, inerpicandosi tra siepi e fresche frasche e ridiscendendo poi per vie scoscese e tortuose, porta il visitatore a scoprire le statue bronzee dei personaggi della storia che lo animano.
Foto di repertorio sotto le gambe del carabiniere, abbracciando il grillo parlante e tenendo le mani alla fata-bambina. Il leit-motif della giornata è stato: "Oh, povero il mio grillo! Quel birbante di Pinocchio ti ha schiacciato!" Lei deve essere rimasta molto impressionata dalla triste fine del grillo ad opera di un burattino che si ribella alla voce della coscienza ("Chetati, grillaccio del malaugurio!").


Ogni scultura è accompagnata da una targa con su riportato il passo del libro relativo, e questo aiuta il genitore a colmare alcune lacune della propria memoria letteraria, e inoltre la lettura dei passi relativi contestualizza i personaggi e costituisce un bel modo di scandire le varie tappe del percorso.



Dall'altura dove svetta la fata, si può ammirare un bellissimo panorama di Collodi, inerpicato sul fianco del monte lungo il quale sembra scivolare via...







E quando, dopo tanto inerpicarsi e ridiscendere, sembra che le emozioni ormai vadano a scemare, e così di pari passo l'interesse, ecco che...



Ecco che arriva il grande pescecane!
I visitatori accedono all'enorme cavità orale del pesce passando su lastroni di pietra fioriti, come camminando sull'acqua ed ecco: siamo sulla cima!
Ricordo da bambina l'attesa estenuante dell'episodio della balena quando trasmettevano in tv il Pinocchio di Comencini. Quando la balenea finalmente arrivò... be', quella sera io mi ero addormentata.
Credo che quello della balena (o pescecane, se vogliamo essere precisi) sia il momento della storia che maggiormente affascina i piccoli lettori/ascoltatori/spettatori. Qui possiamo dire che la realizzazione di questo mostro cementizio sia stato all'altezza delle aspettative.

Nave pirata e labirinto.

A termine del percorso "canonico" le ultime due attrazioni non c'entrano un gran che con la storia del burattino. E però ai bimbi piacciono lo stesso.

Mimi si è entusiasmata nel fingersi capitano della nave di Pinocchio, ma altrettanto nello scoprire la famigliola di oche che vi abitano nei pressi, o una ragnatela tesa tra le sue sartie. Come dire che ai bimbi non è la grandiosità delle cose che colpisce, quanto la loro essenza di eccezionalità, di unicità, la meraviglia dell'averle scoperte, incontrate sulla propria strada.
E devo dire che il punto forte del parco è proprio questo: l'esser riusciti a mettere insieme un percorso piacevole, entro il quale loro possono muoversi in indipendenza alla ricerca degli elementi salienti, senza strafare in inutili eccessi.


 

Nel complesso, per quanto si tratti di un parco dei divertimenti ad esclusivo uso e consumo turistico, non posso che pronunciare un giudizio favorevole.
L'ubicazione del parco ne fa un luogo piacevole anche da un punto di vista paesistico: dal belvedere al termine del percorso ce ne possiamo fare un'idea.


(Ho sempre subito il fascino delle vecchie fabbriche abbandonate!)

Ombroso e verdeggiante, il parco offre un'accogliente frescura a chi si accinga a visitarlo durante le più calde giornate estive. I sentieri sono delimitati da alti bambù (e altra vegetazione) che nascondono la vista di ciò che viene dopo, preservando la sorpresa ai percorritori.


Poi, per quanto la natura "artificiale" del parco faccia storcere il naso a visitatori dediti a mete più "storico-culturali", bisogna però apprezzare il fatto che qui si è cercato comunque di creare un luogo che sia anche espressione di un fare artistico, coinvolgendo nella realizzazione dei manufatti una grande varietà di modi espressivi e di tecniche artistiche...


Niente a che vedere con gli orrori pacchianozzi dei parchi disneyani!

Paese dei balocchi.

Ah, già! Dimenticavo il Paese dei balocchi!


Quando visitai il parco la prima volta (all'epoca avevo 12 anni) non mi pare ci fossero già queste giostre.
Credo si tratti di un'introduzione piuttosto recente (ahem... nell'ordine dei vent'anni, insomma!).
Trattasi di tre giostre d'epoca a tema: un carosello di cavallini, una di gondole e barche ispirata a Venezia, una terza di modellini di auto.
A detta del custode trattasi addirittura di giostre del 1920 rimesse in sesto ad hoc da un'equipe di restauratori specializzati. Non so quanto questa informazione sia attendibile (soprattutto quella delle auto d'epoca mi sembra un pochino più recente, a giudicare da alcuni modelli presenti, anche se non sono un'esperta di auto, eh!).
Comunque la trovo un'idea molto bella e rispettosa in un certo senso della volontà "filologica" cui è impostato il parco, quella di restaurare queste affascinanti giostre antiche in legno e latta, piuttosto che installarci una di quelle mostruosità odierne in resina...


Il suggerimento della sottoscritta è quello di lasciare per ultimo il Paese dei Balocchi, una volta terminato il giro del giardino, così da riuscire a dosare maggiormente il tempo necessario a percorrerlo tutto e lasciare poi i bimbi liberi di "scialarsi" alle giostre. In ogni caso saranno già parecchio distrutti e non reggeranno tanto. Basterà ricordar loro che a rimanere troppo a lungo nel Paese dei Balocchi poi si rischia di diventar ciuchini per convincerli a levare le tende. O per lo meno, con Mimi ha funzionato. Ma era davvero cotta!

Dove, come  e quando.

Ricordo che qualcuno mi aveva di recente sconsigliato la visita parco, in quanto ridotto in uno stato di semiabbandono e decadenza, insomma ne avevano ricevuto una pessima impressione.
Poiché io invece ne ho ricevuto un'impressione assolutamente opposta, mi chiedo se il problema non sia legato alla stagione in cui lo si visiti.
In ogni caso il consiglio è quello di visitarlo in primavera-estate (massimo in autunno), data la sua natura di giardino che lo rende particolarmente adatto ad un clima caldo.
Della mia prima visita serbavo il ricordo di un luogo caotico, pieno zeppo di visitatori a discapito della fruibilità delle attrazioni. Non è stato così stavolta, e questo credo sia dovuto al fatto che noi siamo arrivati nel primissimo pomeriggio, partendo da casa subito dopo pranzo.
Il consiglio è, dunque, se vi trovate nelle vicinanze, di fare altrettanto.
Se invece arrivate da molto molto lontano, suggerisco di arrivare in mattinata, e magari fermarvi a mangiare nell'attigua Osteria del Gambero Rosso, ma poiché noi non siamo proprio dei food-travellers (e ci siamo portati dietro i panini per la cena) oltre a segnalarvene l'esistenza, non posso pronunciarmi né sulla qualità né sul suo rapporto col prezzo del pasto. Tuttavia credo valga la pena concederle una chance.

Poi: avete dei bambini piccolissimi? Noi ci siamo portati dietro la carrozzina con Rania dentro. I vialetti, per quanto inerpicati, del giardino, consentono l'accesso a passeggini et similia, eccezion fatta per qualche tratto, ma comunque sono segnalati sulla mappa i percorsi alternativi privi di barriere architettoniche.

Infine: siccome esiste la possibilità di pagare un biglietto cumulativo e visitare concorremente a questo, anche il vicino giardino storico Garzoni e la Butterfy House, che continua a incuriosirmi parecchio, suggerisco di mettere in conto l'eventualità di una visita plurima, e in questo caso, programmare dei tempi più lunghi di permanenza (soprattutto a chi giunge da lontano).
Però mi premuro di dire che già il solo Parco di Pinocchio, se visitato con calma e senza sottostare a maratone turistiche, porta via un buon due ore e mezza, e di considerare quali siano i tempi di tolleranza dei bambini, nel caso uno decida di allungare ulteriormente.
Per quanto ci riguarda preferiamo dosare attenzioni ed emozioni, e magari una volta tornarci e completare il giro delle altre attrazioni.
Per il momento la destinataria era una bambina di tre anni, che con gli occhi sognanti ha vissuto per un giorno dentro la fiaba.


Un saluto, caro Pinocchio. A presto!

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