mercoledì 20 novembre 2013

Houston, per la verità ne avremmo quattro o cinque...

Houston, per prima cosa, ci sono le bimbe a casa. Cioè, la grande è a casa da circa una settimana, con sentenza... ehm... diagnosi di otite batterica e antibiotico due volte a dì più gocce auricolari. E pure la piccola, perché è più comodo, e si fa prima, che si ammalino a coppia; dalla varicella in poi, mi sa che d'ora in avanti funziona così.
Ma ne stiamo uscendo, Houston, non ti preoccupare, malgrado poi il codazzo di cacarella e disturbi gastrici vari dovuti al bibitone antibiotico. Comunque una faticaccia, Houston, tu sapessi.
C'è la piccola che si sveglia ogni giorno in un lasso di tempo compreso tra le cinque e le sette meno un quarto del mattino. No, dico, per lei arrivare alle sette è una macchia sulla sua immacolata reputazione di scassapalle ante-albam.
Ma ci stiamo abituando anche a questo, Houston. Del resto, siamo una squadra ben addestrata ed equipaggiata.


Comunque poi lei tipo alle sette e mezza se si è svegliata alle cinque già ha sonno, e la rimetto a dormire. Mi ci vuole solo una mezz'oretta di puppa-puppa, che vuoi che sia. Ormai nelle mia vene circola prolattina allo stato puro. Sono gli adattamenti fisiologici, Houston. Madre Natura è potente.
Quindi, messa a nanna la piccola, è la volta della grande.
Lei ha tutta una serie di rituali mattutini che tu non puoi evitare di assecondare e osservare se non vuoi scatenare la furia cieca degli elementi.
Non è che puoi startene tranquilla al computer finché lei finisce di fare colazione, non credere.
Lei pretende che tu partecipi ai suoi monologhi metafisici, ma senza interferire, assisti alla sua colazione senza distrarti, e accorri all'istante ogni volta che Biancaneve sta per partorire l'ennesima nidiata di gattini di peluche.
Comunque non ce n'è, Houston, la concentrazione è andata.

Poi, Houston, c'è il beduino, che è il peggio di tutti. Il beduino a casa, Houston, è la peggiore delle piaghe d'Egitto. Del resto geograficamente siamo lì lì.
Il beduino da svariati giorni lamenta una non ben specificata sindrome influenzale, che lo fa rantolare e gemere come un moribondo, rigirandosi fastidiosamente nel letto, cosa che il più delle volte fa sì che la piccola si svegli. E però si rifiuta di prendere qualsivoglia medicina.
Il beduino da quando non lavora più si è anche un po' depresso, e questo lo posso anche capire. Succede, eh, Houston. Non è un Mondo facile. Così, Houston capisci davvero quanto sia importante mantenere la calma quando tutti intorno a te l'hanno persa (sì, lo so: non è un pensiero originale, e non è neanche mio, ma a volte bisogna soprassedere, Houston. Non si può mica avere il copyright di tutto quello che scrivi). Insomma, ti devi per forza di cose ciucciare un poco di paté d'animo, anche quando a fine giornata te ne staresti volentierissimo per i fattacci tuoi a scrivere minchiate sul blog, Houston, minchiate o grandi verità.
Diventi il crecker su cui splattellare quei patè, in modo che diventino un pochino meno indigesti, e finanche appetibili.

Poi ci sono i gatti, che passeggiano volentieri sulla piccola quando tu l'hai appena addormentata, oppure si piazzano fuori dalla porta emettendo lunghi e strazianti miagolii di abbandono, e non è che puoi proprio tirare loro il collo, anche se ogni tanto ti viene voglia di venderli a qualche ristorante cinese.

Comunque, Houston, poi ci sono tutte le cose normali e ordinarie da mandare avanti, le varie scadenze, i danni alle autovetture altrui da risarcire, le varie rate e addizionali di imposte da saldare.
Ma va be'. Il fatto è che poi ti si ferma anche la macchina, e finora non ce l'hai fatta ad andare dall'elettrauto a far cambiare la batteria. E non è che puoi partire sempre a spinta.
Sì, è vero, Houston: c'è sempre la bicicletta.
E' che siamo un po' di nubifragi ultimamente, e il mezzo non è propriamente adeguato alle circostanze meteo.
Ma insomma, ci si arrangia.

Questo per dire, Houston, che è difficile.
Io ci provo: ogni giorno inizio nuovi post che poi lascio a metà, e che il più delle volte finiscono poi cestinati.
Qualcuno sopravvive, e non raramente non è proprio il più meritevole. Guarda questo!
E niente, Houston, posta pazienza. Cioè: porta pazienza. Ne usciremo.
Ci sentiamo, eh, Houston carissimo.
Com'è che si dice?
Ah, già: passo e chiudo.

Saluti dal vuoto pneumatico.

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