martedì 3 dicembre 2013

Killing the day-after-man.

L'uomo del giorno dopo è previdente.
E' quello che si anticipa il lavoro, quello del "prima il dovere", quello del "non rimandare a domani".
Costui o costei (poiché usiamo qui il sostantivo "uomo" non come accezione di genere ma di specie: l'individuo homo, rappresentante della specie umana), egli, o ella, dunque, preferisce rinunciare al momentaneo piacere effimero in vista di una più efficiente pianificazione del suo tempo futuro. Perché si sa che c'è sempre un futuro, o almeno si dà per scontato che sia così.

L'uomo del giorno dopo non posticipa mai le pulizie di casa, non aspetta all'ultimo giorno per pagare le bollette, né per compilare la dichiarazione dei redditi, e non si sveglia due giorni prima la data di scadenza di un concorso per presentare la domanda, costringendosi a fare i salti mortali per procurarsi tutta la documentazione necessaria con maratone all'ultimo minuto da un ufficio all'altro.
La burocrazia non lo spaventa.


Quando esce di casa, anche solo per una passeggiata, non perde tempo per strada, si scoccia enormemente se lungo il cammino incontra conoscenti che lo costringono a fermarsi per un'inutile quanto fastidiosa sosta in chiacchere da convenevoli. Non vede l'ora di arrivare dove deve, e una volta lì, non vede l'ora di tornare alla base, per potersi anticipare nelle faccende che ha ancora da sbrigare, prima che scada il tempo utile all'azione.
Anche se non sa perché deve sempre mettere a frutto il tempo. Anche se non c'è niente di urgente da fare, sa che, a ben guardare, qualcosa da fare si trova sempre, e giacché si deve, tanto vale farlo subito.

Quando acquista generi di ordinario consumo, lo fa in gran quantità, così si risparmia di dover ripetere l'acquisto a breve. Quando qualcosa sta per esaurirsi, tanto vale tornare a farne scorta subito, così non dovrai preoccupartene quando rimarrai davvero senza.
Quando invece ha abbondanza di qualcosa, ha fretta di finirlo ("ho fatto un quintale di sugo perché c'era la passata da consumare!"), per poterne riacquistare di nuove scorte. Tanto vale giocare di anticipo.
Appena finito di mangiare, ha premura di sparecchiare, ottimizzando il tempo finché gli altri commensali stanno ancora terminando il pasto. Se potesse laverebbe già da ora i piatti per i successivi pranzo e cena del giorno dopo. Se potesse, unificherebbe i tre pasti della giornata, per fare prima, così non dovrebbe perdere tempo a mangiare di nuovo. Tanto vale togliersi il pensiero subito.

Ha urgenza di riporre tutto appena finito di usare. Se ha figli piccoli, lo vedi affannarsi a rimettere in continuazione a posto gli stessi giochi, quando ancora i bambini li stanno usando.
Non tollera il disordine. Se si mette a posto tutto subito, risparmi tempo dopo.
Se asciughi il lavandino ogni volta che lo utilizzi, poi non dovrai impiegare del tempo prezioso a lavare via quelle fastidiose macchie di calcare.
Se si tiene pulita la casa ogni giorno, risparmi tempo da dedicare alle grandi pulizie.
E così via, a furia di risparmiare tempo, dovrebbe averne accumulato un deposito, e invece non ne ha mai a sufficienza. Chissà come è possibile.

E' ossessionato anche dal risparmio di spazio: se tutto è al suo posto, non butterai via il tuo inestimabile tempo a cercare ogni volta che ne avrai necessità.
Ha fretta di sistemare mobili e scaffali ovunque per poter riporre ogni cosa. Poi ha fretta di acquistare cose per riempire gli scaffali e i mobili semivuoti. Non tollera il non finito, e non vede l'ora di poter dire che non è rimasto nulla ancora da sistemare. Quando mobili e scaffali sono finalmente pieni, ha fretta di sgombrare, e allora fa piazza pulita del vecchiume, delle cose inutili e ingombranti, butta, rivende, regala.
E comunque non è mai soddisfatto.

L'uomo del giorno dopo quando realizza che è il primo novembre, stende la lista dei regali di Natale e inizia a girare come un ossesso per negozi e grandi magazzini, per "giocare di anticipo".

L'uomo del giorno dopo vive in vista di una perfezione inviolabile e assoluta che raggiungerà un domani, e allora finalmente potrà fermarsi e godere.

L'uomo del giorno dopo sono io, anche se non sempre, non in tutto, ma lui mi insidia, e vuole mettersi al mio posto, e lotta per sostituirsi a me, per guadagnare sempre più spazio e importanza, per insinuarsi nei miei spazi liberi, e sussurrarmi che invece non sono liberi, sono carenti, incompleti.
L'uomo del giorno dopo siamo più o meno tutti noi, invischiati in questo stile di vita che ha fretta di consumare tutto, acquisti, oggetti, momenti, e di non lasciare spazi vuoti, perché il riempire gli spazi significa "ottimizzare".

Ma poi arrivano loro, e il meccanismo si inceppa.
Allora hai due possibilità: o li costringi ad adeguarsi ai tempi del giorno dopo, ti impunti, ti impegni, perché abbraccino la tua filosofia "del giorno dopo", come tutto il mondo intorno a te; oppure stai a guardare e cerchi di imparare da loro, e ti sforzi, provi a riprenderti quella felicità dell'ordinario che a un certo punto, chissà dove, se n'è andata a far fottere a favore del giorno dopo, che potrebbe anche non arrivare mai. Perché a rigor di logica anche tu all'inizio non eri schiavo del giorno dopo: eri come loro, nel giorno in atto.

Camminiamo nel tepore di un tardo autunno che ogni tanto ancora ci regala questi pomeriggi luminosi e tersi.
Mimi struscia i piedi, sepolti nel fogliame a bordo marciapiede, per sentirli frusciare nello scricchiolante cumulo giallo-bruno, e si attarda. Io sto per dirle di sbrigarsi, di uscire di lì, ché poi si riempie le scarpe di terra e polvere, e si sporca tutte le calze, e presto che è tardi. Ma poi mi fermo in tempo, e lascio che sguazzi fino al ginocchio in quei variopinti mucchi crepitanti, che si riempia le scarpe di frammenti di foglie secche, che fermi il suo tempo nella totalità di quel frusciare, che rimanga per lei un ricordo, forse l'unico significativo e indelebile, di questo pomeriggio passato come tanti altri a passeggiare insieme, destinato a sovrapporsi a tanti altri pomeriggi di passeggiate, tutti simili tra loro, ad eccezione delle foglie secche che le frusciano sotto i piedi.
Lei si accuccia a raccogliere minuscoli fiorellini gialli spuntati negli interstizi dell'asfalto del marciapiede, e foglie grandi e più piccole (la mamma foglia e il suo piccolino) e stacca piccole chiocciole dai muretti bassi, e legnetti, e me li mostra come fossero ritrovamenti sensazionali, estatica.
Rimaniamo lì ferme, a bordo via, nel pomeriggio che si fa imbrunire, a raccogliere pezzi di quel passaggio, per tutto serbare e nulla perdere.
E chissenefega se ho ancora la cena da preparare. Domani nemmeno mi ricorderò più che abbiamo mangiato mezz'ora più tardi.

Nel tempo sospeso di un gioco, ho ucciso l'uomo del giorno dopo.
Voglio imparare ad essere l'uomo del giorno in atto.




(Questo post mi è stato ispirato dalla conoscenza di questo sito, ovvero mertodo per ottimizzare il tuo tempo e avere una casa perfetta e pulita. Ci sarebbe da fare un post a parte, ma non credo che lo farò. Comunque sono contraria, sappiatelo).

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