martedì 24 dicembre 2013

M' Artedì. Seconda puntata.

Marc Rothko, Subway (1930 ca.)

Benvenuti alla seconda puntata della fantastica rubrica del martedì, M' Artedì, appunto.
Questa settimana ringrazio che ci (ah ah ah!) ha proposto Marc Rothko, artista finora da me praticamente ignorato.


Ed ecco il panico. Il panico sovviene quando googolando il nome di un artista nella sezione "immagini" ti vengono fuori una serie di dipinti, bellissimi, non c'è che dire, ma inesorabilmente costituiti da campiture di colore uniformi.
Una breve premessa: l'artista, di nascita lettone e formazione statunitense, è noto soprattutto per i suoi dipinti monocromi astratti, che vengono generalmente fatti rientrare nella corrente così detta dell'espressionismo astratto.
Aiuto! Non sono pronta a preferire un Numero5 dai caldi toni arancio ad un Numero10 giallo e blu, o magari anche entrare in estasi per un Numero20 di cupi neri e rossi!
Il mio limite, lo ammetto, nel recepire l'arte contemporanea, è quello di sentirmi ancora fortemente legata all'aspetto iconico del quadro.
Fortuna che anche il nostro Rothko, ha realizzato qualche dipinto alla portata idiota di una Suster che si ostina a cercare soggetti.
A un certo punto mi sono imbattuta in una serie di dipinti che, nell'oceano di tele rosse e blu, hanno subito, chissà perché, catturato la mia attenzione: si tratta della così detta Subway series, una serie di dipinti a soggetto urbano (eseguiti dal 1930 in poi) dedicata, come recita il titolo, alla Metropolitana. O meglio: alle stazioni della metropolitana di New York City.

Scelgo questa. Mi colpisce.
Mi colpisce il clima freddo, impersonale, i toni grigi, il senso di solitudine e indifferenza di questo luogo pubblico, che chi ha vissuto in grandi città ha per forza sperimentato, o forse vivendolo come ordinario, non ha mai rilevato come anomalo.
Mi colpiscono i personaggi, quasi-fantasmi filiformi, quasi identici alle aste della subway, pertiche umane immobili nella loro impassibilità al circostante, ignari dell'umanità ad essi esterna, fermi nel loro ora, precari nell'attesa di un arrivo, indifferenti all'esistenza di altre forme di vita, se di vita si tratta, parlando di questi esseri capaci di mettere in pratica il famoso detto del nascondersi dietro un dito, qui diremmo "dietro un'asta"; uomini (e donne)-asta, tutti ugualmente isolati in un'esistenza che non è collettiva, che non è condivisione, che non è umanità.
Tristi manichini della contemporaneità.
Così per me, almeno.

Volete partecipare a M' Artedì?
Facile. Basta postare un'opera dell'artista indicato (Marc Rothko per questa settimana) sul vostro blog, con o senza corredo di parole. Poi linkatemi qui sotto nei commenti il vostro post.

Volete sapere quale sarà il prossimo M'Artedì? Vale la regola: il primo che commenta decide l'artista della settimana che segue. Oppure passa la palla al secondo commentatore e così via.
Vi attendo come sempre numerosissimi.

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