giovedì 9 gennaio 2014

Le cinéma. Storia di una prima volta.

Un'astinenza è stata interrotta. Un digiuno è stato sciolto. Non importa il come o il dove, l'importante è, ed è proprio il caso di dirlo, avere rotto il ghiaccio.
E non importa neppure che in mezzo a tutto quel ghiaccio io mi sia ampiamente rotta ben altro, in maniera metaforica, chiaro, trattandosi di attributi sessuali che di nascita non possiedo (un paradosso semantico dei nostri tempi, vedi te).
Comunque, l'importante, si diceva, è aver posto fine al lungo e doloroso esilio.
Un tempo portavo con scrupolosa metodicità quasi quotidiana, la mia pancia gravida a stazionare incastrata tra le poltrone malmesse di un piccolo cinema d'essai per durate di tempo variabili. La quasi totalità della mia cultura cinematografica la devo in effetti a quei nove mesi che precedettero la nascita di Mimi.
Poi l'orrendo baratro.

L'ultima volta che misi piede in un cinema, fu a capodanno del lontano (ridete, ridete pure) 2011.
Di quel giorno ricordo i nugoli di pappagallini verdi che infestavano i parcheggi e i cieli di Roma, la strana sensazione di leggerezza e ansia insieme per aver scaricato finalmente, dopo 5 mesi di arresti domiciliari, il frutto del ventre mio alla nonna. Quel giorno andai a vedere (ridete, ridete pure) Megamind 3D.
Wow!
Ora finalmente, manina nella mano con mia figlia di tre anni e mezzo, l'emozione nello stomaco per l'emozione che sento emanare da ogni singola fibra nervosa di lei, lo scintillio nei suoi meravigliosi occhi castani dalle lunghe ciglia, il suo cappottino lilla con l'imbottitura fiorata, sono tornata, per un'indimenticabile prima volta. La prima volta di lei, la prima volta insieme.

La scrutavo nell'ombra della sala, di lato, per cogliere ogni sussulto, ogni variazione di emozione, gli occhi sgranati su quell'enorme schermo, la sala semideserta delle quattro del pomeriggio di un qualsiasi giorno feriale dell'immediato dopo-feste. I suoi commenti esilaranti a voce sempre troppo alta, la sua statura che sprofondava sotto il livello dello schienale della poltrona davanti, il suo profilo illuminato dal riverbero del proiettore.
E poi, ecco, inizia il film. Che bello, mamma, il cinema! MAMMA GUARDA, INIZIA IL CINEMA!
Inizia il cinema, volevo dire, io e la mia bambina. Snif snif. Quanto ho atteso questo momento.
Ti pare che manco di immortalarlo qui su queste pagine? Eh, no, cosa vi credete, che io sia così snaturata? Quello di Rania, sì che mancherò di registrarlo. Del resto di prima volta mica ce ne può essere una seconda, no?
E' il triste destino dei secondogeniti, che volete, così funziona il mondo. Non ho mica scritto un post quando Rania ha cominciato a gattonare, uno quando ha messo il primo dentino e così via. Deja-vu. Già visto, pardon.
Ma torniamo a noi (sono proprio una pessima, pessima madre).

Le aspettative per il film erano alte, tanto ne avevo letto e straletto on line. E poi gadget a valanga nei supermercati e nei poste shop, pubblicità a manetta, backstage su u-tube. insomma: grandi aspettative.
Inizia 'sto film, 'sto Frozen, che pare il nome di un dolce bavarese, rigorosamente in 2D, ché noi qui in provincia ci accontentiamo, e oltretutto siamo gente di un'altra generazione, di quelli che storcono la bocca di fronte ai nuovi cartoni animati dell'Ape Maia a tutto tondo in versione slim, ché ci viene il mal di testa a guardare per dieci minuti La casa di Topolino, figuriamoci un intero lungometraggio con speroni di iceberg che ti trafiggono le pupille.
E insomma, io, che ero rimasta agli aggiornamenti tecnologici di tre anni fa, rimango incantata e rapita dalla precisione miniaturistica dei particolari, dalla cura grafica, dalle trame dei tessuti, dai ricami dorati sui broccati, dalle pieghe della gonna che ondeggiano intorno alle gambe della protagonista cadendo con l'esatta pesantezza della stoffa tale da permetterti di immaginare la precisa consistenza di quegli abiti.
Scenari da mozzare il fiato, un regno fantastico, ma reale, così realistico e plausibile che sembra più vero del vero stesso, che già avverti una puntina di nostalgia a doverlo lasciare, come se quei luoghi surgelati appartenessero alla tua infanzia spensierata trascorsa a gare di tuffi nel fiordo.
Grandi emozioni insomma.
Un film senza dubbio da vedere al cinema. Ottima scelta Suster.

Se non che la storia...
O voi, nemici degli spoiler, dileguatevi, che ora spiffero senza remore.
Allora, ci sono 'ste due principesse sorelle, Anna ed Elsa che Mimi non voleva credere ai suoi occhi e alla sua fortuna, di aver vinto il 2 per 1, "Mamma sono DUE principezze, hai visto? Due principezze piccole!".
All'inizio infatti sono piccole e giocano insieme. Una delle due possiede l'innato potere di generare il freddo, e questo potere cresce con lei e il problema è che non lo sa dominare.
Senza volerlo giocando mette in pericolo la vita della sorellina, ma la salvano.
Da allora cresce con la sindrome dell'Uomo Ragno (un grande potere richiede una grande responsabilità; per dipingere una grande parete ci vuole un grande pennello, e così via), si chiude in camera e non esce mai più.
Che vita infelice, direte voi. Ma non basta. I buoni troll, che per fortuna riescono a salvare la sorellina Anna la prima volta (e ciò lascia facilmente presagire che ci sarà probabilmente una seconda, e non altrettanto facile, volta), la mettono in guardia sugli esiti nefasti che possono scaturire dal suo potere, annunciandole che suo nemico costante sarà la paura, e in questo modo, genialata, condannandola a una vita di terrore.
Il buon padre (chissà, magari anche lui voleva un maschietto come quello di lady Oscar) le è sempre accanto "aiutandola" a reprimere le sue doti eccezionali e a celarle al mondo. Reclusa  e mortificata cresce dunque allontanando affetti e divertimenti. Per sommo della sfiga i due genitori crepano andando per mare. Olè!
Destinata a diventare regina, i suoi poteri le sfuggono di mano durante la cerimonia dell'incoronazione e a seguito di una lite con la sorella fugge tra i monti innevati, edifica il suo castello di ghiaccio, si scioglie i capelli e si trasforma in un'algida regina delle nevi, nutrendosi di muschi e licheni e condannando il suo regno ad un inverno eterno.

Poi tutta una menata della sorella che va a cercarla, troppo innamorata di un principe chiaramente troppo perfetto e troppo presto nell'economia della trama, l'immancabile boscaiolo figo ma rozzo, buono ma ruvido, e chiaramente capace di gesti estremi per amore. La storia d'amore un po' arraffazzonata e sbrigativa per poter essere plausibile, e forse sarebbe stato meglio se invece il film si fosse concentrato sul dilemma interiore di Elsa, destinata alla solitudine o a una vita in sordina. Frequenti va e vieni dalla città alla montagna innevata di squadre di salvataggio e cattivi troppo poco temibili, e un pupazzo di neve parlante che non fa abbastanza ridere e l'atteso ritorno a sorpresa dei troll mi hanno fatto sperare che il film terminasse presto e prestissimo.
Ma mancava ancora tutta la parte della resa dei conti finale col principe subdolo e la furia degli elementi che rappresentano i sentimenti tormentati della regina dei ghiacci Elsa, che si placheranno solo con il gesto di amore estremo di Anna. Che poi muore ma risorge dai ghiacci per effetto del suo stesso gesto di amore che le ha autoriscaldato il cuore trafitto... Mi seguite, vero?
Tutta la  faccenda si risolve fin troppo sbrigativamente con un rapido dileguarsi dei ghiacci e un fiorir di ciclamini. Ah, ma allora il segreto era l'amore! Cazzarola! Chi mai l'avrebbe detto?
Punizione per i cattivi e pista di pattinaggio per i buoni. E vissero felici e contenti. Alè!

Morale della storia: se tua figlia ha dei poteri al di fuori del normale, non costringerla a una vita di reclusione e mediocrità forzata, lascia piuttosto che impari a dominare le sue potenzialità anche a costo di errori, pena la distruzione del regno sotto strati di nevi perenni (oddio, e allora tutto il discorso della rabbia di Mimi che va chiusa nella scatola? Questo mi mette un po' in crisi sulla mia attuale linea educativa, ma lasciamo stare.)
Poi: il principe azzurro è una stronzata. Finalmente ora che sei grande te lo posso dire. Esistono solo boscaioli buoni, sappilo. Capirai se lui è l'uomo giusto se si offre di accompagnarti quando parti per una spedizione pericolosa sui ghiacciai innevati a redimere una sorella sociopatica. Se invece accetta di rimanere a reggere il tuo regno in tua vece mentre sei via, inizia a sospettare che forse è più interessato al regno che a te.

Non so quanto Mimi abbia compreso della complessa trama arzigogolata e dei voltafaccia di buoni e cattivi. Non riesce ancora a cogliere bene le ambiguità dei personaggi, e ancora mi chiede quando guardiamo La Bella e la Bestia, se la bestia è buona o cattiva. Difficile spiegarle le contraddizioni insite dell'animo umano che portano a volte ad allontanare chi amiamo, e finanche a sguinzagliar loro contro enormi mostroni di ghiaccio.
Il mostro di ghiaccio, lui, sì che l'ha recepito.
L'ha recepito talmente tanto che quando il padre le ha chiesto se il film le era piaciuto ha risposto di no, perché il mostrone era spaventoso.
Un personaggio determinante, il mostrone di ghiaccio. Crepa dopo soli 15 minuti cadendo in un crepaccio (se cadeva in un burrone, burrava, invece di crepare. Ah ah ah!)
Ma io lo so che di questa storia tutti voi ricorderete con affetto sempre e solo lui: il mostrone di ghiaccio, da cui il nome del film: Frozen, il surgelato.

Il mostrone Frozen.

PS. Nessun mostrone di ghiaccio è stato maltrattato durante la realizzazione del film.

Dopo aver a lungo rimproverato il mostrone Frozen per averla spaventata, Mimi ha infine fatto pace con lui e l'ha invitato a casa. Hanno giocato tutta la sera e ora sono grandi amici. Il mostrone Frozen risiede attualmente presso la nostra abitazione. Inizio a pensare che presto dovremo cercarne una più spaziosa...

Nessun commento:

Posta un commento

Che tu sia un lettore assiduo o un passante occasionale del web, ricevere un commento mi fa sempre piacere, purché inerente e garbato.
Grazie a chi avrà la pazienza e la gentilezza di lasciarmi un segno del suo passaggio.