lunedì 10 marzo 2014

Domande a una commessa.


Anche Suster ogni tanto indulge alla debolezza dello shopping, questo Suster deve ammetterlo.
Anche Suster ogni tanto ha bisogno di vestirsi con indumenti che non superino la somma delle età delle sue figlie, e che immancabilmente non corrispondono più alla taglia che lei attualmente calza (perché, questo Suster deve rivelarvelo) oggi Suster è decisamente più slim di quanto non fosse 4 o 5 anni fa, oppure semplicemente sono i vestiti ad esser diventati più larghi, misteri della fibra di cotone.

A questo proposito ci sono cose che Suster non riuscirà mai a spiegarsi da sola, e per le quali ha sempre desiderato un giorno poter avere a disposizione una commessa di abbigliamento a cui spiattellare in faccia tutti i suoi amletici dubbi, e sentirsi per una volta rispondere la verità definitiva sull'argomento.
Chissà se mi sarà un giorno concesso di penetrare quei misteri occulti del customer-counselling che solo a pochi/e eletti/e è dato di conoscere.


Se potessi avere a mia disposizione una commessa pronta a rispondere tutta la verità e solo quella ecco che cosa le chiederei.

Commessa, dimmi, tu che ti muovi con agilità e destrezza tra grucce e appendiabiti, tu che pieghi jean's e magliette con un solo, elegante movimento di polso, sciogli i miei dubbi,dissipa le mie nebbie mentali:

  • Ma il cotone stringe o cede?
  • Il nero sfina o sbatte?
  • Il bianco illumina o ingrassa?
  • Lo stretch slancia o inchiatta?
  • I leggins passeranno mai di moda?
  • Passeranno mai di moda gli odiosi pantaloni "a sigaretta"?
  • E per chi volesse smettere, inventeranno mai quelli "a sigaretta elettronica"?
  • A chi devo prostituirmi perché venga prodotto anche solo un altro paio di jean's la cui parte terminale non mi si incastri al tallone?
  • Perché i leggins quando ero piccola si chiamavano fuseaux e chi li metteva era un soggetto? Perché poi li hanno chiamati pantacollant e li mettevano solo le strafighe? Perché ora che si chiamano leggins sono diventati un indumento indispensabile a qualsiasi guardaroba femminile?
  • Devo temere l'avvento dell'era dei leggins maschili?
  • C'era bisogno di riesumare le orride fantasie fiorate anni '80 e schiaffarle ovunque?
  • Esiste davvero qualcuno che acquista le taglie 36 e 56? O le tenete solo per far illudere le acquirenti ritardatarie che se fossero passate qualche settimana prima avrebbero trovato una banale 44 di quel modello lì che era proprio perfetto?
  • E poi perché quando uno trova un capo che sarebbe proprio quello giusto ha sempre un qualche particolare assurdo e superfluo che lo rende inammissibile in qualsiasi forma di pubblica performance, come per esempio un drago cinese glitterato sul culo o una fila di brillantini a forma di cuore sulla coscia?
  • Come è possibile che qualcuno compri davvero quei capi se poi addosso alla gente normale poi non ne vedo mai?
  • Perché quando vado a comprare le scarpe per le mie figlie vedo un sacco di meravigliosi scarponcini e baby-anfibi che comprerei volentieri per me se solo esistesse la mia misura, e il reparto di scarpe da donna pullula solo di emerite cagate, stivali al ginocchio, décolleté tacco 12 e zatteroni borchiati? La gente normale va in giro tutti i giorni con quelle?
  • Perché la taglia 46 di un negozio fighetto corrisponde alla 42 di un negozio chiaramente dai gusti più "maturi"? Una taglia non è universale? Un chilo di paglia non pesa quanto un chilo di piombo? Un litro d'acqua non occupa lo stesso volume di un litro di lava fusa? E' per lusingare le signore culone? O per fomentare l'anoressia nelle filiformi teenagers?
  • Perché il vestito in vetrina o sul manichino è sempre una taglia 38 ed è l'ultimo rimasto? E' un sadico stratagemma per umiliare le acquirenti sovrappeso? Questa cosa rende in termini commerciali?
  • Perché si suppone che se una donna abbia i fianchi larghi quanto i miei debba necessariamente sovrastare la mia altezza di un buon 50 cm di stacco coscia? Devo pensare di essere l'unico individuo di sesso femminile affetto da una rara forma di macroculosi?
  • Perché le "offerte" di fine saldo espongono un prezzo identico a quello che avevano a inizio saldo ma una diversa percentuale di sconto? Dipende dall'oscillazione delle Borse?
  • Perché quando sto per i cacchi miei a guardare la roba esposta ed è chiaro che non ho bisogno di aiuto c'è sempre qualcuna di voi che viene a chiedermi "Hai bisogno di aiuto", costringendomi a rispondere ogni volta: "Grazie, sto guardando"? E perché quando invece avrei bisogno di aiuto e sto lì a farvi la corte mentre voi vi confidate nefandezze sul vostro ultimo uomo del sabato sera o cattiverie sulla collega assente, a nessuno viene in mente di chiedersi perché me ne stia lì davanti impalata con un paio di pantaloni in ogni mano come la Madonna che ostenta i sette dolori della sua anima?
  • Perché se acquisto una camicia mi viene chiesto se ho visto qualche golfino da abbinarci? Vi sembro una tipa da golfini io?
  • Perché se sto valutando tutto un campionario di abiti dai colori normali, magari anche un po' più osé, ma comunque sui toni simpatici del blu, del verde o del beige, mi si apostrofa con frasi del tipo "Abbiamo anche un bel colore giallo-cachetta di quel modello lì, se ti può interessare". Perché pensate di dovermelo rifilare proprio a me quel color cachetta che non vendete?
  • Come è possibile che da ché son viva mi sento sempre dire "Eh, questi colori vanno di moda quest'anno", e ogni anno sono gli stessi?
  • Perché se a occhio valutate la mia stazza troppo "importante" per entrare in quel particolare paio di pantaloni vi sentite in dovere di aggiungere: "Questo modello calza poco"? Vi rendete conto che così facendo date aria nelle vostre clienti a un'immagine distorta di sé?
  • Ma "originale" è sinonimo per voi di "inguardabile"? "Moderno" di "improponibile"? "Tu che hai uno stile un po' alternativo" significa che secondo voi mi vesto di merda?
  • Se mi dite che una cosa valorizza le mie forme devo pensare che con quello addosso sembro una mortadella insaccata?
Care, carissime commesse, quante volte ho desiderato far parte del vostro fulgido corpus, quante volte nella mia giovinezza, dai 19 anni in poi mi sono fatta il corso tappa per tappa, lasciando i miei timidi curricula e compilando i vostri form prestampati per il recruiting, o mie muse di Zara, Pimkie, Camaieu, Tezenis e chi più ne ha, sperando in cuor mio, ma in fondo in fondo sapendo già preventivamente, dal vostro sopracciglio alzato sul mio maldestro tentativo di presentarmi se non proprio trendy, almeno non troppo trasendy alla prima occhiata, sapendo già di non avere le carte per svolgere il vostro lavoro con la stessa vostra maestria, la stessa vostra dimestichezza con gli astrusi termini della moda, la stessa vostra familiarità con le tendenze in atto quelle a venire, o quelle futuribili, cosa è in e cosa decisamente out, la vostra infine destrezza nel dirigere le aspirazioni di una qualsiasi sventurata cliente in cerca di una nuova o della solita immagine di sé nella direzione dell'acquisto scriteriato di capi che forse metterà una volta in vita sua, prima di decidere di avere bisogno di un guardaroba più fornito.

Insomma, commesse, oramai mi posso anche considerare vecchiotta per poter solo aspirare che mi si spalanchino le porte di questo inarrivabile tempio del sapere, ma ancora una domanda mi rode, e quale occasione migliore di questa per porvela: c'era bisogno di preoccuparsi tanto del mio look da aspirante commessa, se poi voi durante il lavoro indossate tutte quelle identiche T-shirt rosse con il logo del negozio sopra ai jean's (a sigaretta) standardizzati?
Ma non lo sapete che il rosso alla lunga sdubbia?
Non era meglio fervele fare tutte di quel meraviglioso giallo-cachetta?

Nota per i lettori: si invitano i Signori Lettori ad aggiungere in calce eventuali altre domande sul tema da cui si sentono assillati. La direzione provvederà ad inoltrare a chi di dovere. Rimanete in attesa per ottenere la risposta desiderata.

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