mercoledì 12 marzo 2014

Panni stesi: storia di un'ossessione.

Panni stesi in Libia
Ognuno, si sa, ha le proprie. Ossessioni, intendo. E chi non le ha se le va a cercare, perché senza ossessioni ci sentiamo forse quasi privati di un leitmotiv, di un filo conduttore a cui attenerci, che caratterizzi le nostre preferenze, le nostre scelte.
Quando ce ne accorgiamo, e la cosa si fa consapevole, invece che troncarla lì, come magari sarebbe il caso di fare, per non finire come quegli americani mangiatori di carta igienica e gommapiuma su cui hanno fatto addirittura un programma, la prima reazione è quella di portarla fino in fondo, l'ossessione.
C'è per esempio quella mia amica che collezionava maiali... Non ho mai saputo che fine abbia fatto fare a quel suo arsenale suino.
Per farla breve la mia ossessione, o una delle, sono i panni stesi.
Non sono una cleptomane specializzata in biancheria altrui, mi limito a rubarne l'immagine.



Quando andavo nei posti, in visita a una città per esempio, e volgevo l'obiettivo della mia macchina fotografica intorno a cercarne scorci e visuali da portarmi a casa, perché rimanessero emblematiche di quella giornata o di quella particolare città per me, beh, molto spesso capitava che tra quei ricordi in forma di luce impressa su pellicola, o di insieme di pixel colorati, figurassero un buon numero di fili da bucato con relativi indumenti appesi.
Quando ne presi coscienza, la cosa per me divenne ufficiale: ero ossessionata. Sì, dai panni stesi.

Panni stesi. San Gimignano (SI)

Del resto conosco gente che nutre passioni ben più radicali e ostinate per altri oggetti della vita quotidiana, e la porta avanti con perseveranza e convinzione. Non immaginereste quanto una persona possa raccontare su un argomento apparentemente innocuo come una sedia...

Ma tornando ai miei panni stesi: quando prendi atto dell'inspiegabile attrazione che tali visioni esercitano su di te, a quel punto tenti di razionalizzare, di trovare una qualche giustificazione, ed ecco cosa penso io, dei panni stesi.
I panni stesi fuori da una finestra, da un balcone, su una terrazza di città, o sui fili tesi tra due file di case di paese, sono ciò che più di qualsiasi altra cosa mette in relazione il dentro con il fuori.
Sì sa che i panni sporchi si lavano in famiglia, è quando tocca metterli ad asciugare che entra in ballo la comunità tutta. Oserei dire che se per crescere un bambino c'è bisogno di un villaggio intero, per asciugare un bucato si richiede la partecipazione dell'intero Villaggio Globale.


I panni sono vestiti, biancheria intima, lenzuola, tovaglie, calzini, pigiami, tutine, stracci o scarpe, qualcosa che ci riguarda da vicino, qualcosa che non sempre siamo disposti a mostrare pubblicamente, non indosso a noi, comunque.
Ed eccoli lì, che li sbandieriamo al mondo, a chi per fatalità o per l'infinita combinazione statistica dei casi, si trova a passare in quel lasso di tempo sotto la nostra finestra, accanto alla nostra casa, alla luce del sole, frustati dal vento, sbiaditi dalle intemperie, esposti allo smog, strapazzati dalle centrifughe e senza colpa alcuna costretti a sottoporsi senza potersi difendere agli sguardi indiscreti di chi, come me, indulge nella morbosa pretesa di renderli immortali, con un semplice click ben diretto della propria fotocamera.


Puoi capire molto della persona o delle persone che abitano dietro quelle mura domestiche dai loro panni stesi. Potremmo dire che i panni stesi parlano al mondo di quella casa.
Ti dicono cosa quella persona indossava ieri o ier l'altro, quali siano i suoi gusti, quali i suoi colori, arrivi a dedurne la fascia di età e potresti sbilanciare persino sulla professione. Vedi camici? Grembiuli da cucina? Colletti bianchi? Tutù da ballerina? Tute da meccanico sporche di grasso? Non mi è mai capitato che dei panni stesi fossero così sfacciatamente eloquenti, ma mi piace pensare che un giorno potrei imbattermici.

Comunque i tempi in cui viviamo credo incoraggino un po' troppo le persone come me a perseverare nelle loro manie, chiamiamole passioni, chiamiamole ossessioni, chiamiamole "ma non c'hai niente di meglio da fare nella vita?", mettendo loro a disposizione tutta una serie di strumenti tecnologici volti alla comunicazione-condivisione di massa che io appena appena comincio a saper maneggiare, con risultati disastrosi per la privacy dei bucati della mia città.
Ultimamente, chi mi segue lo sa, sono piuttosto presa da Instagram.





Mi è capitato di avere la fortuna di catturare questi panni stesi e di condividerli.
Giocherellando con il mio balocco da adulti mai cresciuti vengo a scoprire l'esistenza di tutta una serie di superbe gallerie tematiche che vi invito a visitare.
La prima è questa: #pannistesi, dove il made in Italy è quasi una garanzia. Rimaniamo uno dei pochi Paesi al mondo in cui ancora si pratichi l'antica e veneranda arte del pannosteso.
Qui urge un appello: vi prego, non lasciatevi andare alla tentazione dell'asciugatrice, o dell'ancor più subdola lavasciuga.
Guardate questi scatti e siate consapevoli della ricchezza culturale che questi strumenti del Demonio andrebbero a decurtare, in un'Italia già tanto martoriata da dissesti ambientali, economici e politici.
Non uccidete i vostri pannistesi!
Comunque devo decretare la palma doro del pannosteso alla città di Napoli: i migliori panni stesi vengono da lì, seguiti a ruota da Venezia, ma Venezia, si sa, come la fotografi la fotografi, è sempre inarrivabile, troppo facile dunque per lei, competere a parità di panni, senza contare che è anche una delle città più fotografate al mondo, e quindi ha molte più possibilità di esporre bei panni stesi.

Ad ogni modo, più capivo di non essere l'unica pazza presa da questa mania di fare foto ai panni stesi altrui (no, siamo in tanti! Tantissimi! Evviva!), più mi fomentavo, e più mi fomentavo più sondavo nuovi orizzonti.
Ho ricevuto anche un paio di dritte molto utili ed ecco il risultato di queste mie ricerche, concretizzato in ben due gallery di panni stesi:
#washingline

E addirittura:
#washingline_love

E ora la mia personale rassegna di premi.

Per la categoria "miglior pannosteso made in Italy" ecco la mia favorita (Arezzo):



Poi:

I romantici


I minimalisti



Gli avari



I naive


I mistici



I naturalisti



Gli esteti


I sobri


I decadenti


Gli stenditori seriali


E molto altro ancora.

Ora scusatemi: vado a stendere la lavatrice.

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