venerdì 26 settembre 2014

Libri e identità.

Era un po' che volevo riprendere a parlar di libri.
Prima del "trasloco" lo facevo a cadenze più o meno regolari.
Ora mi piacerebbe riprendere, ma non è facile.
Ci sono tantissimi libri di Mimi di cui mi piacerebbe parlare, e mi perdo un poco nel ricondurli a una logica di fili di discorsi da tirare e temi da affrontare.
Così per cominciare voglio rompere il ghiaccio con un libro apparentemente poco impegnativo, preso in biblioteca qualche giorno fa.


Titolo: Che cos'è un bambino?

Autore: Beatrice Alemagna

Editore: Topipittori

Età: per tutte le età.

Dell'autrice mi ero innamorata dopo i libri delle pulcette, dei quali, ovviamente, dopo il primo, abbiamo avuto i due sequel.
Quindi: ero a caccia di suoi libri da un po' per la verità.
Quello l'ho notato per la copertina, che mi sembrava rappresentasse il tema della multiculturalità.

Invece no: qui si parla, come esplicitamente dichiara il titolo, di bambini, in maniera semplice e poetica.



Mi è sembrato perfetto per Mimi che in questa fase della sua crescita non fa che interrogarsi, e interrogarmi, sul suo presente, passato e futuro, si pone domande sulla vita e sulla morte, sul tempo che passa, si domanda anche perché si debba crescere, e a volte non vuole. Altre volte invece fantastica sul suo futuro e si immagina già adulta; dice che andrà a vivere in Spagna, altre volte invece avrà una casa a Londra, dove io sarò la benvenuta; dice che mi insegnerà la sua lingua; a volte si immagina Winx, e altre volte sirena. Mi fa sorridere pensare che, dal suo punto di vista, diventare grande significa poter scegliere cosa diventare in maniera così sostanziale.
Non so, a volte mi chiedo se è mio dovere chiarirle un poco le idee su quali siano i confini dell'immaginario e del reale, ma per il momento mi piace che siano mischiati in un unico intreccio di fantasticherie che riguardano i suoi futuri possibili.

Dopo tutto, dice l'autrice:
Le idee dei bambini a volte sono grandissime,
divertono i grandi, fanno loro spalancare
la bocca e dire: "Ah!"

Insomma, questo libro si offre di dare una definizione di bambino, pur nell'infinita varietà dei tipi di bambino possibili, perché in fondo tutti i bambini sono "persone piccole, che un giorno cresceranno", nel farlo mostra una piccola panoramica su quale sia il mondo in cui i bambini vivono, e sul come lo percepiscano.


A cosa serve porsi questa domanda?
Lì per lì sembrerebbe una domanda un po' oziosa, e banale, ma non è forse uno dei primi, grandi interrogativi che arriviamo a porci venendo al mondo, quello di chiederci "chi sono io?"
Penso che, per un bambino, farsi largo in un mondo dove la maggior parte delle cose che non sa son date per scontate, la necessità di fare domande continuamente sul funzionamento di questo mondo, il sentirsi dare a volte risposte insufficienti a soddisfare la sua curiosità, debba essere faticoso, frustrante, e a volte incomprensibile.

Sentirsi parte di un grande gioco in cui lui/lei non è solo/a, ma parte di un tutto dinamico, in cui lui ha un ruolo, e un ruolo che gli viene riconosciuto, quello di fare il bambino, di avere il diritto di piangere per cose piccole ("Non si piange per queste sciocchezze!" quante volte lo diciamo ai nostri bambini?), di avere paure irrazionali e incontrollabili ("Ma non c'è proprio niente di cui aver paura, vedi?") di fare anche un po' di capricci, enfatizzando magari l'aspetto melodrammatico delle proprie emozioni (Uh, se ne so qualcosa), tutto ciò dicevo, può essere rassicurante.

Guardavo Mimi mentre lo leggevamo insieme per cercare di capire cosa cogliesse, se si identificasse, se vi trovasse qualche risposta a qualcuna delle sue domande.
La vedevo ascoltare con grande attenzione, e non fare nessuna domanda.
Avrei voluto fargliene io, ma ho capito che non ce n'era bisogno.
Anche lei vive in un mondo grandissimo dove "gli autobus salgono su nello spazio e le scale non finiscono mai"; un mondo meravigliosamente grande, ma anche un po' pauroso.
Anche lei a volte fa i capricci per cose strane, o piange perché un pezzo di corteccia le è caduto di mano mentre era in bicicletta, o perché dovevo prendere dalla vasca da bagno lei prima di Rania.
Allora anche io a volte mi scordo che queste motivazioni possono essere serissime, e causarle un reale dispiacere, e che per consolarla magari basterebbero "gli occhi gentili", piuttosto che discorsi molto sensati mirati a dimostrare come quelle stesse motivazioni siano sciocchezze, che un dispiacere lo si può ridimensionare e cacciar via con un gesto di affetto, invece di svilirlo e ridicolizzarlo, perché in quel modo brucia di più.

Quindi questo è in realtà un libro anche per gli adulti, che sono persone grandi, ma che sono state persone piccole, una volta, anche se hanno imparato a piangere piano e in silenzio, e a dar poco peso ai piccoli dispiaceri; è un libro che ricorda loro quanto sia importante riuscire ancora a commuoversi per un raggio di sole o un fiocco di neve.

Io me la ricordo ancora quella sensazione di essere piccola in un mondo troppo grande, e di sentirmi tremendamente inadeguata ad esso.
Mi è sembrato un po' che questo libro fosse un ponticello, gettato tra due generazioni, che le aiuti un pochino a capirsi tra loro, visto che pare parlino due linguaggi un po' troppo differenti a volte, e quella più vecchia si sia dimenticata gran parte del linguaggio di quella più giovane.
Allora tanto vale rinfrescarle un po' la memoria.


Tutti gli adulti sono stati bambini: bambini capricciosi, o timidi, o odiosi, o con la testa tra le nuvole, bambini con gli occhiali o grassottelli, con l'apparecchio, bambini che non sanno giocare a pallone o con la "R" moscia, bambini bruttarelli, sgraziati, sboccati, antipatici, sdentati o puzzolenti.
Per questo i bambini ritratti in queste pagine non sono proprio bambini deliziosi, non sono bambini belli o teneri, ma bambini che urlano e che mettono le dita nel naso, bambini con le orecchie a sventola e i capelli tagliati male. Bambini e basta.





Post che partecipa a I venerdì del libro.

Qui i post precedenti dove parlo dei nostri librini.

Qui la libreria di Mimi su Anobii.

4 commenti:

  1. Grazie! Avevo proprio bisogno di un post come questo, oggi. '... che un dispiacere lo si può ridimensionare e cacciar via con un gesto di affetto, invece di svilirlo e ridicolizzarlo, perché in quel modo brucia di più...' sarà il mio mantra del dì. Ancora grazie di cuore, non sai quanto le tue parole mi abbiano fatto bene! Un bacione

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    1. Grazie a te per questo commento. Sono felice che le mie parole ti abbiano giovato, e offerto un buono spunto di riflessione. E il motivo per cui uno poi alla fine si sente spinto a scrivere, e a condividere certi pensieri, se poi c'è chi li raccoglie.
      A presto.

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  2. Topipittori... una garanzia!!! Ho sentito parlare spesso di questo libro (o meglio, ho letto parecchie recensioni) e sempre in modo positivo. Io, però, ammetto di non averlo mai avuto tra le mani. Mea culpa!

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    1. Tra le mie è capitato per caso rovistando in biblioteca. Raramente inseguo i libri. In genere lascio che mi trovino loro.
      Grazie per il passaggio. A presto!

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