martedì 11 novembre 2014

Modì et moi.


Al riparo.
Sotto il rumore di torrenti di pioggia scrosciante.
E' sempre rassicurante e piacevole sentire fuori la furia degli elementi quando sai di avere un tetto sopra la testa. Un tetto che per ora non dà segni di cedimento.
In stato di grazia ancora per la mattinata trascorsa: sono stata da Modì, e sono ancora piuttosto scossa.

La mostra, per chi volesse, è al solito Palazzo Blu (il solito perché già ne ho parlato qui, qui e qui. Non sono una grande frequentatrice di eventi culturali, ma ecco, quando mi schiaffano in faccia certi autori a due passi da casa, cerco di alzare un po' il culo dalla mia quotidianità e di andarmeli a vedere) almeno fino al 15 febbraio. Affrettatevi gente, che non sembra ma poi arriva in un attimo.



Che dire? Quando entri in contatto diretto con l'opera di un autore è sempre un'epifania in qualche modo.
Tu credi di conoscerlo, grossomodo: i suoi volti ieratici dallo sguardo vuoto, i suoi colli allungati, la sua vita trasgressiva.

La sua vita, la salute minata dalla malattia. I suoi amori. La miseria. Gli eccessi.
Purtroppo, facciamo spesso così: credo sia molto umano, in fondo.
Purtroppo ci intriga molto conoscere i sordidi, i risvolti oscuri della vita dei personaggi celebri, grandi, meglio se artisti e un po' maledetti, disordinati, dissoluti.
E' tutto lecito perché è un artista, e finiamo col credere all'enorme svista storica che sia il dolore in qualche modo a fare l'artista, l'infelicità a spingere verso il bello, la disperazione a innescare la ricerca del sublime.
E così molto spesso ci capita di perdere di vista l'arte, l'opera cioè, di quei personaggi immensi, noti più per la loro ingombrante personalità, non inquadrabili, dalle vite accidentate, che finiscono per totalizzare l'attenzione dei posteri e fagocitare il grande lavoro della loro esistenza, la loro incessante indagine artistica.

Credo che sia tutto il contrario, in realtà.
Non è il dolore a creare il genio, è semmai il genio che rappresenta un fardello molto, troppo pesante per le umane capacità; è la spiccata predisposizione a perseguire e percepire la bellezza, che sola può salvarti, e allora la insegui tutta la vita, con tutte le tue forze e i tuoi mezzi, e tutto il resto finisce in secondo piano.
La famiglia, i valori morali, le convenzioni sociali, l'etichetta, i rapporti, la salute, l'equilibrio. L'arte è una compagna impegnativa, scomoda ed esigente. Ingrata spesso. Pretende di essere tutto, e non la si può non amare, non la si può ignorare.

Credo che si faccia un enorme torto a una figura come quella di Modigliani se si trascura di considerare il suo sofferto percorso artistico a vantaggio di una mitizzazione della vicenda biografica, che però riesce splendidamente a fornire materiale più che fruibile per l'ennesimo film in cui si racconta il genio sregolato, squilibrato, bohémien, i suoi amori travagliati, la sua morte in giovane età.
Quale tentazione. Come non cogliere l'occasione al balzo.

Beh, terminerò questo pippone. La riflessione me l'hanno innescata le parole della figlia dell'artista, Jeanne, riportate dall'audioguida della mostra in chiusura del percorso.

Rendere giustizia ad un artista è quindi avvicinarsi a lui prima di tutto attraverso la sua opera, attraverso ciò che di sé ha voluto lasciare al mondo, come supremo atto di affermazione dello spirito umano sull'effimero della vita materiale, testimonianza del faticoso e a volte doloroso tentativo di esprimere l'inesprimibile, quella fiamma che brucia dentro e che lo spinge a cercare, cercare in continuazione, superare i propri limiti, quelli fisici della materia inerte che modella, e quelli mentali, del saper tradurre in forma un'idea, o magari un ideale.
Per Modì la ricerca incessante del tratto essenziale, dell'anima nei suoi soggetti, quella che cercava e che riusciva straordinariamente a sintetizzare e a tirar fuori dai suoi volti ritratti.

Sono sguardi che a volte ti spaventano per la loro vividità, per la loro intensità, che sembrano scrutarti a loro volta e frugarti nell'animo, come questo di Drouard.
O sono istantanee capaci di rendere l'essenza tutta intera di un individuo, la sua personalità, i suoi atteggiamenti, come questo, incredibile, di Paul Guillaume.

Ritratto di Maurice Drouard, 1909 
Paul Guillaume novo pilota, 1915 
Sono figure che esprimono con tutte se stesse uno stato d'animo, che lo incarnano in ogni loro gesto, tratto e posa, come questa malinconica e mesta Dèdie; o sono volti senza tempo e fuori dal mondo, eterni, nella vacuità del loro sguardo, eppure così presenti che ti par quasi di conoscerli, e in qualche modo ti ispirano qualcosa. Simpatia? Pietà? Complicità? Forse semplicemente umanità.
C'è qualcosa di profondamente umano, di dolorosamente umano e anche meravigliosamente umano nell'arte di Modì, ed è questa percezione che mi ha scosso, dalla testa ai piedi.

Ritratto di Dèdie, 1918
Ritratto di Soutin, 1917
Bisogna sforzarsi di capire quanto sia faticoso il fare artistico, per riuscire a comprendere il tormento di tanti artisti. Io credo che lo dica bene Calvino, con queste parole:
Ci è offerta la possibilità di dire tutto, in tutti i modi possibili; e dobbiamo arrivare a dire una cosa in un modo particolare... Abbiamo a disposizione tutti i linguaggi... finalizzati a raggiungere le più varie forme di conoscenza: e noi vogliamo estrarne il linguaggio adatto a dire ciò che vogliamo dire, il linguaggio che è ciò che vogliamo dire.
Il percorso espositivo è molto ben orchestrato e coinvolgente, sebbene le opere autografe esposte siano forse di numero un pochino inferiore alle aspettative del visitatore, ma trovo che in fondo la selezione offerta in mostra sia riuscita a rappresentare bene il percorso di una vita lunga poco più di 35 anni, e assai densa artisticamente, una vita vissuta nel cuore di un periodo ricchissimo e fecondo di impulsi e novità per l'arte europea.
Tutto ciò si percepisce, si respira passando attraverso le sale di Palazzo Blu. Quel senso di cameratismo e solidarietà, di reciproco scambio e ricerca che doveva esistere tra gli artisti, quel mettere l'arte al di sopra di qualsiasi altra cosa, di qualsiasi altra priorità, mentre là fuori il mondo continuava a girare, la Storia a scrivere le sua pagine, fatte di alleanze e guerre, e amici partivano per il fronte per mai più tornare.

Sono uscita in strada frastornata da tutto ciò, da tanti sentimenti, da tutta questa umanità, lontana da me nel tempo, ma pur sempre così vicina e comprensibile emotivamente che un pochino arrivi a sentirti parte di questo grande percorso, di questa ricerca incessante di una via per sfuggire, di un qualcosa di superiore da perseguire, di una bellezza che può salvare.
Dopotutto la bellezza è nel nostro DNA. Senza bellezza non ci sarebbe vita. Senza bellezza la vita non si perpetrerebbe. La chiave dell'esistenza è proprio lei: la inseguiamo come gli insetti che volano suoi fiori, attratti dai loro colori e profumi. Quando però la senti tutta insieme, è troppo forte, ti stordisce, e tu vacilli un attimo sotto il suo peso, come me sulla strada asfaltata, con la pioggia che ricominciava a cadere.

Poi ti riprendi e ricominci a vivere, e a cercare.

Per informazioni il link al sito della mostra:

Amedeo Modigliani et ses amis 

(e qui trovate la pagina FB)

Questo mi pare calzi a pennello, no?



6 commenti:

  1. Sus, l'arte spiegata da te è davvero affascinante! Saresti un'insegnante di scuola perfetta :)
    mi è piaciuta sia la frase di Calvino che il tuo modo di enterpretare dolore e genio. In realtà anche io la penso come te. E' il genio che a volte porta dolore, quella diversità di pensiero ed espressione che a volte tiene sitanti dal mondo.

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    1. Grazie, mi fa molto piacere sapere che riesco a trasmettere qualcosa con questi scritti.
      Quella di insegnare arte è una delle mie (esili) speranze.
      Ma insomma: mai disperare...

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    2. Ps. Sono le Lezioni Americane. Il capitolo in cui si tratta l'esattezza.

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  2. Veramente ti leggerei per ore. Hai un dono davvero, è come se fossi nella testa dell'artista e ce ne regali un'istantanea.

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    1. Noooon ci credo! Ci sono riuscita :D Qualcosa è cambiato qui! <3

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    2. Evviva!!! Festeggiamo!!!
      Bentornata allora. Sempre la benvenuta qui! XXX (si usano ancora le x come baci o è roba troppo vetusta? Tipo da smemoranda del'94...)

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